“Non
so quanto c'entri con il cinema. Fa ridere la sinistra che dopo anni
di snobismo sale sul carro del vincitore eleggendolo a sociologo
d'Italia, quando è solo un grande comico” e un gran
furbacchione, aggiungo io, “che è riuscito a prendere il
pubblico dei cinepanettoni e quelli che non li andavano a vedere.”
Queste sono le parole di Sergio Castellitto, attore di origini
molisane, a proposito di Quo Vado, l'ultimo successo di
Checco Zalone (Che Cozzalone, in barese), al secolo,
Luca Pasquale Medici. “Non penso che il suo successo
farà bene al cinema italiano”, conclude.
Ebbene,
ha ragione al cento per cento. Quo Vado è il film italiano
più visto di sempre, campione di incassi, ha sbancato il botteghino.
Ma, La grande bellezza, Nirvana, Mediterraneo, Amarcord,
Sciuscià, Ladri di biciclette, Un borghese piccolo, piccolo, Il
postino (scusatemi, la lista potrebbe essere molto lunga, ma
accidenti sto parlando di Federico Fellini, Gabriele Salvatores,
Massimo Troisi, Vittorio De Sica, Paolo Sorrentino), che non
hanno avuto incassi stratosferici, ma sono, a differenza di Quo
Vado, opere d'arte?
Perchè
questo è il cinema. Arte. La settima arte, quella arrivata
per ultima, ma che non ha nulla da invidiare alle sue sei sorelle più
anziane, anzi, forse ne è il compendio, con la pittura (fotografia e
scenografia), il teatro (recitazione), la musica (colonna sonora), la
letteratura (sceneggiatura). Arte e non business.
Ha
ragione Castellitto, Quo Vado farà molto male
al cinema italiano, perchè produttori e registi saranno costretti a
inseguirlo, sempre più in basso, pur di fare incasso, verso il
baratro del cinema nostrano, diseducando, con prodotti da
blockbuster, il naso dei cinefili (se ne esistono ancora) e
anestetizzando il loro senso critico.
Spiace
dirlo, ma ormai il livello culturale italiano è inversamente
proporzionale agli incassi di Quo Vado.
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