domenica 10 gennaio 2016

Pregiudizi anti-italiani nella letteratura americana


 


 

Riporto alcune significative frasi che si trovano in Soffocare (titolo originale, Choke) romanzo di Chuck Palahniuk.

Che è italiana non lo diresti, a prima vista. Non puzza d’aglio, e non ha quintali di peli sotto le ascelle” (Cap. 12)

 

E Denny mi fa: <<In italiano?>>

<<Già>> gli faccio io. <<Hai presente, no? Mafia, spaghetti…>>” (Cap. 21)

 

E’ francamente impossibile che tutti gli italiani con cui ho parlato siano pazzi” (cap. 36)

 

Non voglio criticare queste frasi, dipingendole di razzismo, ma commentare e valutare l’opera nel suo complesso, si. E si tratta di un lavoro urticante, politicamente scorretto, ben fatto, che rappresenta una società americana fondata sulle dipendenze (più dipendenze hai, dice a un certo punto il protagonista, più hai potere), o meglio, sulla sessodipendenza e fa balenare il dubbio che noi maschietti siamo diventati meri accessori, dei quali le donne potrebbero fare anche a meno.

Ma la letteratura, compresa quella di Palahniuk (di cui ricordiamo mirabili esempi come Fight Club, Cavie, Gang Bang e Senza veli) è espressione della società e in generale, il pregiudizio anti-italiano nella società americana è abbastanza diffuso. E da sempre.

Chi di voi non ha mai sentito il termine dago? O wop? Sono correntemente usati per designare gli italiani. Dago sembra che derivi da they go, se ne vanno (sottinteso, finalmente). Ma anche da until the day goes (fin che il giorno se ne va, vale a dire perdigiorno) e non mancano i più perfidi che sostengono che sia un adattamento del termine dagger, coltello e quindi accoltellatore. Wop era invece l’acronimo di without passport (senza passaporto, quindi immigrato clandestino), che però si pronuncia uapp e suona proprio come guappo in napoletano. Per capire l’entità del fenomeno, aggiungo che in circa un secolo in America arrivarono almeno quattro milioni di italiani senza passaporto, immigrati clandestini.

Una delle freddure più famose era la seguente.

Domanda: Perché ai funerali degli italiani sono soltanto in due a portare la bara?

Risposta: Perché i bidoni della spazzatura hanno soltanto due maniglie!

Perfino nel cinema a stelle e strisce, per lungo tempo il ruolo dominante degli italiani era quella del cattivo. Un detto ricorrente recitava: Hollywood ha fatto fortuna su due figure, l’indiano che urla e l’italiano che spara. Un sondaggio dell’Italic Studies Institute di New York rivelò che il 73% dei film girati dal 1928 in poi davano degli italiani un’immagine negativa e che gli italiani erano rappresentati per il 40% come criminali e per il 33% come rozzi, stupidi e buffoni. E tutto questo senza pensare a bravissimi attori di origine italiana, come Rodolfo Valentino, Frank Sinatra e oggi, Al Pacino, Anne Bancroft, Leonardo Di Caprio, Nicolas Cage, Mira Sorvino, Gary Sinise e Robert De Niro (quest’ultimo ha origini molisane, lo rimarco con orgoglio!).

Io credo di sapere perché ciò accade.

Noi abbiamo avuto Giulio Cesare, Marco Aurelio, Sant’Agostino, Leonardo da Vinci, San Francesco, Michelangelo, Caravaggio, Cristoforo Colombo, Amedeo Modigliani e loro no.

La verità è che siamo sensibili, di buon gusto, raffinati, affascinanti, eleganti e intelligenti e, anche se non siamo efficienti e competitivi, sappiamo vivere.

La verità è che c’invidiano.

Quest’invidia, a volte, si trasformò in vera e propria ammirazione, nel campo della letteratura e del pensiero. Vi fu un’intensa e reciproca stima fra Benjamin Franklin e Gaetano Filangieri, illuminista napoletano; Herman Melville ammirava Leopardi e Edgar Allan Poe Alessandro Manzoni (Manzoni? Come avrà fatto?). Infine, la Divina Commedia fu tradotta nientemeno che da Longfellow.
Ma forse occorre guardare l’America con occhi diversi, come ci ha insegnato a fare John  Steinbeck (fondamentale, a questo proposito, è Grapes of wrath, da noi tradotto con il titolo di Furore, assolutamente da leggere). Forse vedremo un paese senza morale, sempre in vendita come una troia, così cantava Eugenio Finardi, ma anche una terra popolata da gente bislacca e geniale, originale, progressista e ancorata alle peggiori tradizioni al tempo stesso.

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