sabato 4 maggio 2019

Di luce e d'ombra - Impressioni di giugno





In città il tempo che passa, le stagioni che cambiano si avvertono soltanto da lontano, fluide e leggere come vaghe impressioni. Impressioni di giugno: aria trasparente e tiepida al tramonto, notti calde e serene, inondate di luna piena, la sua luce una crema argentea che ricopre la superficie di ogni cosa. Le scrissi su un foglio ma, nel momento stesso in cui l’ebbi fatto provai ribrezzo e nausea e strappai la carta, ne lacerai le fibre con lenta, voluta crudeltà. Se tendevo l’orecchio mi pareva quasi di sentir gemere la carta, sentir piangere delicate lacrime di cellulosa.

La notte stendeva il suo velo sull’immensa pianura, come un mare immobile nel tempo. Ogni cosa era ricoperta dalle tenebre, ogni cosa era immutabile.

Tesi meglio le orecchie. Qualcuno piangeva davvero. Non era la carta e non ero neppure io. Il pianto, ma più che un pianto pareva un mugugno flebile e soffocato, veniva dalla stanza di là. Mi alzai a vedere. Christopher piangeva con la bocca contro il cuscino, singhiozzava a tratti, ma lo faceva in stato di sonno profondo, era completamente addormentato. Gli accarezzai la fronte.

Su, su, non è niente”

Non si svegliava, lo scossi.

Su, su, è soltanto un brutto sogno”

Lo scossi più forte.

Su, su”. Gli accarezzai i capelli. E finalmente si ridestò.

Aprì gli occhi e mi fissò. Volsi subito lo sguardo altrove. Per un attimo avevo avuto l’impressione, molto sgradevole, che Christopher avesse finto di dormire per dissimulare il pianto e poter sostenere poi di avere singhiozzato durante il sonno.

Si, si… un brutto sogno, brutto…” farfugliò.

In quel momento fui sicuro di aver violato la sua intimità, il suo diritto di provare dolore, il suo diritto di piangere, da solo, come un uomo.

Ma lui si mise a sedere sul letto, mi guardò finalmente e la mia presenza divenne all’improvviso meno estranea e l’ombra che proiettavo sulle pareti si fece più morbida e si fuse con la sua. Sembrava l’ombra del fratello maggiore che si prende cura del fratello più piccolo.

Mi interessa poco di molti, ma molto di pochi” disse “E tra i pochi ci siete tu e Lea. Adesso non metterti a ridere, non prendermi per sciocco” Sospirò. “Lo so bene che Lea è una lurida troia, una bagascia rivoltante, una puttana da bassifondi. Ma lei è la sola donna che amo, l’unica che ho sempre amato, l’unica che amerò. Per sempre.”

Questo disse Christopher e piangeva mentre lo diceva e singhiozzava mentre lo diceva e io volevo credergli, lo giuro, avrei tanto voluto credergli. Ma si dava il caso che Lea iniziasse a piacere anche a me e che mi piacesse molto.

Non ti merita Christopher” aggiunsi dopo aver rimuginato un po’ “Lea non ti merita, non è degna del tuo amore sacro e puro, luminoso e ardente.”

Non dissi altro, non potevo aggiunger altro. Cosa avrebbe detto Christopher se gli avessi rivelato di me e di Lea nella latrina e di quello che provavo per lei?

Era qualcosa di indefinito, d’indecifrabile, inspiegabile. Qualcosa di oscuro. Cosa avrebbe pensato delle umiliazioni che le avevo fatto subire, solo per sentirmi meno sciocco, nella mia pelle d’uomo, più forte nel mio fusto vegetale, protetto dalla mia scorza dura, dalla mia crosta, invincibile, nella mia corazza imperforabile?

Mi interessa poco di molti e molto di pochi, avrebbe detto Christopher. Non mi importa, avrebbe detto, io so amare soltanto lei.