martedì 23 luglio 2013

Non ora, non qui

Ho appena terminato di leggere “Non ora, non qui” di Erri De Luca. E’ stato molto bello, intenso, emozionante. Un paio di volte, lo confesso, non ho trattenuto le lacrime e già mi manca. Non so perché, De Luca lo sento molto vicino, non solo per le comuni origini meridionali, mi riconosco in alcune sue condizioni ed ho vissuto molti dei suoi travagli (le insicurezze dell’infanzia, la difficoltà a riconoscersi nel proprio nome, la fanciullezza non sempre serena, il trasloco traumatico in una nuova casa). E’ uno scrittore dotato di una grande umanità e sensibilità, di lui si può dire che ha vissuto, che non si è risparmiato esperienze, sofferenze e delusioni, insomma, che è uno vero. E mi piace la sua scrittura, delicata, raffinata, mai angosciante, diffusa di lirismo, mantiene coerenza, logica e linearità, anche quando descrive situazioni non esattamente positive o decisamente contorte.
Ma vorrei ora parlare anche del De Luca uomo. Pur provenendo da una famiglia piccolo – borghese, che poteva e voleva mantenerlo negli studi, avrebbe potuto permettersi un’esistenza più comoda. Invece, ha scelto, in linea con il proprio credo politico di sinistra, di andare via di casa giovanissimo per andare a fare il muratore, per vivere come i manovali e gli operai. Egli non è mai stato un marxista da salotto, buoni quelli solo a predicare, senza razzolare, ha praticato la sua vita di uomo di sinistra, assumendosene le responsabilità davanti al mondo e di fronte alla legge, senza mai sottrarsene. Le sue esperienze con Potere Operaio e nelle aule dei Tribunali sono sotto gli occhi di tutti.
Io di sinistra non sono di certo, ma ammiro la gente così, coerente con sé stessa e con gli altri.
Per molti anni ancora dopo il successo letterario, ha continuato a fare la vita di sempre, a svegliarsi all’alba per andare a spaccarsi la schiena e le mani nei cantieri edili e tornare a casa stanco, ma libero di dedicarsi ai piccoli piaceri della vita. Una cena frugale a base di zuppa di verdure, formaggio impreziosito con l’aglio e vino rosso. E la compagnia di un libro. Di quelli vecchi, con le pagine ormai spianate dall’usura delle tante mani che l’hanno sfogliato e dei tanti sguardi che l’hanno scorso, che restano aperte sulla tavola permettendoti di leggere e mangiare, mentre quelli nuovi, come dice lui, sono dispettosi e spocchiosi, si chiudono sul più bello, come per fare un dispetto.
Nel racconto “La città non rispose” contenuto nella raccolta “In alto a sinistra”, egli scrive di uno dei suoi tanti ritorni a casa dal cantiere, uno dei tanti, semplici, quotidiani nostoi di joyciana memoria, leggendo il “Viaggio al termine della notte” di Celine. Ora, ci chiediamo, cosa ci fa il libro di uno scrittore considerato (a torto o a ragione. A torto secondo me) fascista e antisemita tra le mani di un lettore – scrittore di sinistra? Niente, se non la voglia di leggere della vita e del mondo e di tutto il resto che, da sempre, fa letteratura. E così ha fatto anche De Luca, fottendosene della fama torbida e scomoda di Celine e dei paradigmi culturali di certa sinistra. Badando al sodo, ha guardato dritto dritto in fondo alla sua anima, rappresentata al mondo attraverso le pagine memorabili del suo viaggio dentro le tenebre, verso l’alba. Non il viaggio di uno solo, ma il viaggio di tutti noi.
C’è una frase significativa in La città non rispose. Una frase di sole sette parole, molto efficace, che descrive il senso della vita dello scrittore francese, che dimostra che lo scrittore De Luca ha appreso a fondo – si fa per dire, perché credo che non gli si possa insegnare niente – la sua lezione. La riporto a chiusura di questo post e non aggiungo altro. Perché non c’è altro da aggiungere.
Celine perdeva senno dal tappo del dolore”.

venerdì 19 luglio 2013

Tira più un pelo di f... che un carro di buoi!

La scorsa settimana avevo pubblicato un post serioso dal titolo L’origine du monde, dedicato al famoso quadro di Gustave Courbet. Nel breve articolo avevo inserito l’immagine della sua opera che, come ormai ben sapete, o già sapevate, rappresenta una vulva.
Ebbene, in una sola settimana, ho totalizzato quasi cento letture! (Tanto per dare i numeri, per far leggere cento volte il mio blog mi ci vuole poco meno di un mese).
La stessa cosa accade ai racconti erotici che scrivo sotto pseudonimo e pubblico sul web. Essi totalizzano mediamente il doppio delle letture degli altri miei racconti.
Ma non vi rivelerò lo pseudonimo neanche sotto tortura!



mercoledì 10 luglio 2013

Frammenti, aforismi e ritagli

Prima di iniziare la lettura di questo post, è doverosa una breve premessa.
Chi va sotto la superficie, lo fa a proprio rischio e pericolo, diceva Oscar Wilde e lui si è sempre assunto le proprie responsabilità. Sono andato spesso anch’io sotto la superficie con questi aforismi e ritagli di massime strampalate, sotto la superficie dei conformismi, dell’accettabile e del politicamente corretto e me ne assumo ogni responsabilità.
Scrivendo questi frammenti mi sono spesso chiesto se valesse davvero la pena fermare nel tempo i pensieri più neri e gli aforismi più taglienti, nati in momenti di rabbia e di sconforto, o se convenisse invece lasciarli nel foglio sul quale erano stati scritti di getto, accuratamente appallottolato e atterrato, dopo un breve e preciso volo, nel centro esatto del cestino della spazzatura. Un tiro da tre punti.
Forse si, ho pensato, forse conviene conservarlo. Se qualcun altro si trova in quei momenti, che nella vita capitano a tutti, chissà, si può ritrovare in quelle righe e sapere che qualcun altro ci è già passato, può essere d’aiuto. Allora ho frugato nel cestino, ho ripescato quei pezzi di carta, li ho ridistesi per bene sul tavolo e li ho trascritti.
Mi rendo conto che alcuni aforismi paiono essere contro le donne, anzi possono essere decisamente letti in questo senso. Ma io non sono un misogino, sono tutto l’opposto. Amo profondamente le donne, sono perdutamente innamorato di tutte le donne del mondo, a cominciare da Eva, la prima donna, l’archetipo, la madre di tutti noi, per finire con l’ultima delle donne, quella più povera, quella sottomessa, picchiata, bistrattata. Quella costretta a nascondersi sotto un velo o a seppellirsi in casa, sempre all’ombra di un  maschio, quella priva di ogni diritto, anche quello di essere donna. E la donna umiliata, quella oltraggiata, quella stuprata.
Non sono un misogino, dicevo. Potrei perdermi per sempre negli occhi, nella bocca, nel cuore caldo e pulito di una donna. E’ vero che siamo uomini, ma che uomini saremmo senza le donne? Siete i punti cardinali della mia bussola esistenziale. I punti cospicui segnati sul portolano della mia vita. Senza di voi perderei la rotta nel vasto mare del mondo.  
L’unica cosa certa della mia vita è di non avere rimpianti. Non mi sono mai voltato a guardare indietro, a soppesare il passato, a considerare le tracce dei miei passi sulla sabbia del mondo, a chiedermi se avevo sbagliato strada. Neanche una volta. Ma non mi sono risparmiato di vivere. E neppure di amare. Eppure, nonostante tutto l’amore provato, ho sofferto spesso a causa di donne e quegli aforismi, quelle massime, quei pensieri di apparente e falsa saggezza mascolina, sono il frutto di quei momenti di frustrazione, dolore e sconforto. Credo di essere scusabile per questo.
Se, nonostante le premesse, le rappresentanti del gentil sesso dovessero ritenersi offese, porgo fin d’ora le mie scuse e rinnovo i miei più profondi sentimenti di affetto e di vicinanza,   anche se non potranno dire di non essere state avvertite.    


La donna - bottiglia

Mi sono ubriacato di un’altra donna, per dimenticare quella che non potevo avere più. Ma, passata la sbornia, è arrivata l’apatia e l’indifferenza e la donna – bottiglia, interamente scolata, ha presentato il conto e mi ha fatto pagare salato.
Mi è rimasto sulle labbra il sapore acido della donna – bottiglia vuota e nel corpo il desiderio di quello che ancora voglio e che non posso più avere.


Sette donne
Si dice che nel mondo, in proporzione, per ogni uomo ci siano sette donne. Bè, a me per quelle che mi spettano è capitato questo: la prima è appena nata, la seconda sta per morire, la terza è bruttissima, un autentico mostro, la quarta è troppo giovane, la quinta è troppo vecchia e la sesta dice di amarmi, ma sta con un altro. Forse la settima è la donna ideale, ma non l’ho ancora trovata.


Il seguito di Sette donne
Volete sapere com’è finita? La sesta donna, quella che diceva di amarmi, ma stava con un altro, ora sta con me.
Però, non mi ama più.


Ogni donna nasconde in sé un tesoro da conquistare, ogni donna custodisce misteriosamente un universo da esplorare.
Ogni donna tiene dentro sé sentimenti delicati, che concede solo a pochi eletti.
Ma ogni donna cela in sé un pugnale lungo e affilato ed è sempre pronta a conficcartelo nel cuore quando meno te lo aspetti.


Amnesia
Ho stretto tra le braccia una donna per tutta la notte, prima di ricordarmi che era una puttana e dovevo ancora pagarla.


Vorrei essere perennemente ubriaco, di un ebbrezza automatica che si attiva dopo il lavoro, dalle cinque della sera alle sette del mattino.


Non ho più radici. Vengo dal nulla e vado verso il nulla.


Sesso per sesso
Gli uomini danno amore per ottenere sesso; le donne danno sesso per ottenere amore; ma alcune donne danno sesso per ottenere sesso, facendoti credere che cercano amore.


Non c’è nulla di più complicato di una donna semplice.


Capire le donne
Le donne sono fatte per essere amate, non per essere comprese. Se ti ostini a cercare di capirle, diventi loro amico, mai loro amante.


Le donne sono come le onde del mare: per una che va, ce n’è sempre una che viene.


A volte vorrei vivere in fondo al mare.


C’è chi ha scritto della fine del mondo. Io scrivo semplicemente della fine del romanticismo.


Kama-Sutra
Ho voglia di percorrere tutto il kama – sutra, come la via crucis dell’amore, e poi ricominciare daccapo.


Più scrivo, più mi viene meglio. E’ come scopare.


L’eternità si riflette in mille frammenti di presente che si ripetono all’infinito.


Sto rincorrendo abissi paralleli nell’abisso oscuro della mia anima.


Oggi è venerdì e sto finalmente scrivendo ed è come fottere dopo un po’ di tempo.


Si lo so, la mia interfaccia con il mondo lascia molto a desiderare. Ma solo questa ho. Dovete aver pazienza.

C’è chi guarda il mondo in bianco, chi lo vede sempre nero, vi sono quelli a cui piace la pizza e quelli che adorano gli spaghetti, chi la pensa in un modo, chi sempre nell’altro. Ma a guardare il mondo sempre in bianco o sempre e solo in nero, si smette di vedere, a mangiare sempre la pizza, o solo gli spaghetti, viene la nausea, a pensare sempre nello stesso modo, senza mettere mai in discussione i propri ideali, senza cercare di guardare le cose anche da angoli di visuale diversi dal solito o da prospettive inusuali, rifugiandoci nei ristretti ed esclusivi club del pensiero unico, si smette di pensare, di imparare, di capire.
Si smette di vivere.

Quanto più s’allarga la nostra conoscenza dei buoni libri, tanto più si restringe la cerchia degli uomini la cui compagnia ci è gradita.”
                                                                                  Ludwig Feuerbach
Come dargli torto? Io sono del tutto convinto che degli uomini ci si possa stufare, che perfino i migliori amici possano venire a noia, che, un giorno o l’altro, ci diventino indifferenti e tornino ad essere solo un volto nella folla.
Ma non le donne.

martedì 9 luglio 2013

L'origine du monde

La più bella opera conservata al Musèe d’Orsay di Parigi è, a mio parere, l’Origine du monde di Gustave Courbet. Rappresenta una vagina, colta in primo piano, quasi sbattuta in faccia all’osservatore. Ma credo che l’illustre e sapiente pittore non ha voluto essere osceno o volgare.
Con tratteggi sapienti e delicati, egli ha sicuramente voluto rendere omaggio al chiodo fisso di ogni uomo, alla forza istintiva che ci impone di entrare là da dove una volta siamo usciti ma, prima ancora di ogni altra cosa, il pittore ha celebrato la matrice, la forza vitale del mondo, l’alma mater che, una volta per tutte, ci ha donato alla vita e depositato, come esseri informi e quasi privi di respiro, alla luce scialba di questo sconfinato ed inarrestabile pianeta.