Una
manciata di storie carine e assurde, non esattamente slegate l'una
dall'altra. È la raccolta Racconti
carnivori, di Bernard
Quiriny, giovane narratore di lingua francese
ma non francese, belga. E' vero, anche Bruxelles ha la Seine,
come Parigi ha la Senne,
ma decisamente non è la Città della Luce,
la separa da questa non soltanto quella i in
più e quella enne in meno nel nome del suo
fiume luminoso, ma altro ancora (1).
“Non
è sicuro che la storia del mondo sia una storia di grandi imprese, è
forse soltanto la storia della noia” fa
dire il nostro Bernard a un filosofo di cui non rivela il nome e che
non sono riuscito a trovare da nessuna parte (il mio dubbio è che
sia frutto d'invenzione, sia la citazione che il suo autore). I suoi
racconti cercano di increspare la piatta superficie della noia
quotidiana. E ci riescono. Rivelano il mondo da punti di vista
inusitati, perversi e politicamente scorretti. Più che la Storia
della Noia, oserei affermare che Quiriny
ha riscritto la Storia della Rivelazione.
I
suoi sono racconti più di testa, che di cuore. La sua poetica
metafisica cola copiosa dalle righe, trascende la realtà e si fa più
oggettiva, veritiera e credibile, della realtà stessa. Bernard
Quiriny ha il piglio narrativo e gli
argomenti di Buzzati e
le concatenazioni narrative di un Borges
altamente qualificato, come quello di Aleph.
Ma anche qualità che i due non hanno. E' la soda caustica di alcune
frasi “...mi fa pensare a certe femmine
di ragno ingrate che, dopo che un maschio le ha lavorate, si rigirano
contro di lui per mangiarlo.” (Racconto
carnivoro). E ancora, “Cinque
volte a messa e due volte a puttane”,
la settimana tipica di un cattolico (Il
taccuino). E il tuffo
nell'orgiastico-dionisiaco di Una bevuta
per sempre, che inizia come una spy-story
delle migliori tradizioni e si tramuta in una colossale bisboccia, al
termine della quale si resta ubriachi per sempre. Colpa, o merito, di
un liquore il cui solo nome suscita il più profondo silenzio. “Zveck
è definitivo. Tu resti dall'altra parte.”
Se
la letteratura è l'arte della (re)invenzione, a Quiriny
va il merito di aver (re)inventato la donna-mito, la sua eterna
scomparsa e il suo eterno ritorno. Dopo di lei, ecco la donna che si
spoglia letteralmente sbucciandola come un'arancia (Sanguigna)
e la donna da leggere come un libro tatuato sulla sua pelle
(Straordinario Pierre Gould).
Una geniale intuizione per riportare il pubblico alla lettura.
(1)
Perdonatemi, non ce l'ho con il Belgio, patria di raffinati e
prolifici scrittori come Maigret.
Stavo soltanto trastullandomi con le Amoenitates
belgicae di Baudelaire.
Sentite questa e poi non vi disturbo più, né con il Belgio né con
Baudelaire. “...un
ruscello così limpido e verde che dà voglia ai malati di finirvi la
loro triste vita. Perchè a parlar chiaro, in questa Seine, calano in
massa cose indescrivibili. E' soltanto merda che galleggia.”
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