martedì 9 febbraio 2016

Le foibe, una memoria cancellata



Fra Destra, Sinistra, Centro, Sopra, Sotto, io parteggio con quest'ultimo, e con ciò intendo, con connotazione esclusivamente geografica, e non altro, il Sud, la mia grande patria meridionale. Non sono più di destra, non sono mai stato di sinistra, di centro manco a parlarne, ma da molti anni faccio il tifo solo per ciò che sta in Basso.
Però Giù ha anche il significato di ciò che sta in profondità, al di sotto della superficie, il mondo sotterraneo, il ta katà dei greci. Ciò che è ancora nascosto e dev'essere rivelato. Allora oggi scendiamo sotto le viscere della terra per rivelare verità nascoste, complesse, dolorose.
Questa è una storia complicata, difficile da raccontare, che a farvi cenno soltanto pochi anni fa vi avrebbero dato del visionario, del folle o, se vi andava bene (e non so quanto), del fascista. Una storia da sussurrare in silenzio, fra pochi intimi, come adepti di una setta che pronuncino frasi esoteriche e misteriose, ma che nessun altro, al di fuori di una ristretta cerchia, potrebbe comprendere.
Naturalmente non c'era sui libri di scuola. Ma su quelli mancano molte cose. Sono dei colabrodo, sono pieni di buchi attraverso i quali defluisce la Storia che essi non trattengono. E non insegnano più.
Dal punto di vista geologico, le foibe sono giganteschi inghiottitoi, caverne verticali, abissi tipici del Carso e dell'Istria. Ma foiba, per noi italiani, è divenuto sinonimo di tomba, di sepoltura collettiva, l'oscuro imbocco di un sepolcro che ha ingoiato migliaia di persone. Italiani che morirono senza un perchè, senza avere alcuna colpa, se non il fatto di essere, appunto, italiani. Innocenti.
Ma le foibe sono soltanto il punto più evidente della storia degli italiani d'Istria, sono la punta dell'iceberg. Non dimentichiamo che i massacri dei partigiani jugoslavi, provocarono un fuggi fuggi generale dalle antiche terre dalmate, sulle quali sventolò per secoli il vessillo del leone alato. Nessuno sa con precisione quanti italiani furono costretti a scappare. La cifra oscilla fra 200.000 e 350.000, una città come Bari (Fratelli d'Istria, Guido Rumici). Sono cifre da esodo. Quelli che non furono gettati nelle foibe, ma per loro sventura non riuscirono a fuggire, finirono dritti nei lager di Tito. L'ultimo, quello di Goli Otok, fu chiuso soltanto nel 1956, ben 11 anni dopo la fine della guerra, senza che dall'altra parte del confine, l'Italia, che distava soltanto pochi chilometri, nessuno se ne desse cura.
E anche oggi nessuno se ne cura.
Quanti di noi vanno in vacanza in Croazia, e magari in barca passano davanti a Goli Otok, che quando c'eravamo noi si chiamava Isola Calva, e si godono il sole e il mare senza sapere che quel luogo paradisiaco è stato un inferno per molti nostri connazionali?
Noi italiani non sappiamo mai niente. Ci dimentichiamo tutto, ci crogioliamo nell'oblio. Un popolo inconsapevole. Ecco cosa siamo.
La retorica nazional-popolare impedì per anni di raccontare, di urlare a squarciagola quelle verità. Di piangere i nostri morti. E' la stessa retorica che celebra ancora il Mito della Resistenza, che copre i misfatti dei partigiani nel triangolo rosso emiliano-romagnolo, disposta a tutto, pur di mettere a tacere. E' la paura di non si sa che a nascondere la verità, come se la vigliaccheria di Pochi possa intaccare il coraggio di Molti.
Non dimentichiamo che se le Foibe fanno purtroppo parte della Storia - ormai anche di quella ufficiale, con la esse maiuscola - e non furono soltanto una diceria, una leggenda urbana confinata nella mitologia di ciò che non esiste, questo avvenne anche perchè una parte della Resistenza lo consentì.


Nessun commento:

Posta un commento