Fra
Destra, Sinistra, Centro, Sopra, Sotto, io parteggio con
quest'ultimo, e con ciò intendo, con connotazione esclusivamente
geografica, e non altro, il Sud, la mia grande patria meridionale.
Non sono più di destra, non sono mai stato di sinistra, di centro
manco a parlarne, ma da molti anni faccio il tifo solo per ciò che
sta in Basso.
Però
Giù ha anche il significato di ciò che sta in profondità,
al di sotto della superficie, il mondo sotterraneo, il ta katà
dei greci. Ciò che è ancora nascosto e dev'essere rivelato. Allora
oggi scendiamo sotto le viscere della terra per rivelare verità
nascoste, complesse, dolorose.
Questa
è una storia complicata, difficile da raccontare, che a farvi cenno
soltanto pochi anni fa vi avrebbero dato del visionario, del folle o,
se vi andava bene (e non so quanto), del fascista. Una storia da
sussurrare in silenzio, fra pochi intimi, come adepti di una setta
che pronuncino frasi esoteriche e misteriose, ma che nessun altro, al
di fuori di una ristretta cerchia, potrebbe comprendere.
Naturalmente
non c'era sui libri di scuola. Ma su quelli mancano molte cose. Sono
dei colabrodo, sono pieni di buchi attraverso i quali defluisce la
Storia che essi non trattengono. E non insegnano più.
Dal
punto di vista geologico, le foibe sono giganteschi inghiottitoi,
caverne verticali, abissi tipici del Carso e dell'Istria.
Ma foiba, per noi italiani, è divenuto sinonimo di tomba, di
sepoltura collettiva, l'oscuro imbocco di un sepolcro che ha ingoiato
migliaia di persone. Italiani che morirono senza un perchè, senza
avere alcuna colpa, se non il fatto di essere, appunto, italiani.
Innocenti.
Ma
le foibe sono soltanto il punto più evidente della storia degli
italiani d'Istria, sono la punta dell'iceberg. Non dimentichiamo che
i massacri dei partigiani jugoslavi, provocarono un fuggi fuggi
generale dalle antiche terre dalmate, sulle quali sventolò per
secoli il vessillo del leone alato. Nessuno sa con precisione quanti
italiani furono costretti a scappare. La cifra oscilla fra 200.000
e 350.000, una città come Bari (Fratelli d'Istria,
Guido Rumici). Sono cifre da esodo. Quelli che non furono gettati
nelle foibe, ma per loro sventura non riuscirono a fuggire, finirono
dritti nei lager di Tito. L'ultimo, quello di Goli Otok,
fu chiuso soltanto nel 1956, ben 11 anni dopo la fine della
guerra, senza che dall'altra parte del confine, l'Italia, che
distava soltanto pochi chilometri, nessuno se ne desse cura.
E
anche oggi nessuno se ne cura.
Quanti
di noi vanno in vacanza in Croazia, e magari in barca passano davanti
a Goli Otok, che quando c'eravamo noi si chiamava Isola
Calva, e si godono il sole e il mare senza sapere che quel luogo
paradisiaco è stato un inferno per molti nostri connazionali?
Noi
italiani non sappiamo mai niente. Ci dimentichiamo tutto, ci
crogioliamo nell'oblio. Un popolo inconsapevole. Ecco cosa
siamo.
La
retorica nazional-popolare impedì per anni di raccontare, di urlare
a squarciagola quelle verità. Di piangere i nostri morti. E'
la stessa retorica che celebra ancora il Mito della Resistenza,
che copre i misfatti dei partigiani nel triangolo rosso
emiliano-romagnolo, disposta a tutto, pur di mettere a tacere. E' la
paura di non si sa che a nascondere la verità, come se la
vigliaccheria di Pochi possa intaccare il coraggio di Molti.
Non
dimentichiamo che se le Foibe fanno purtroppo parte della Storia -
ormai anche di quella ufficiale, con la esse maiuscola - e non furono
soltanto una diceria, una leggenda urbana confinata nella mitologia
di ciò che non esiste, questo avvenne anche perchè una parte della
Resistenza lo consentì.
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