Oggi ho visto una donna piangere. Ne avevo viste tante, ma questa mi ha colpito. Il suo corpo esile, la sua figura delicata sobbalzava nei singulti. Ha iniziato a piangere senza preavviso, i suoi occhi scuri si sono velati di lacrime che sono lentamente scivolate lungo il viso pallido, incorniciato dall’hijab, punteggiandole poi il vestito di macchie più scure. Era una donna che veniva dall’altra parte del mare, una creatura dolce e gentile, ma il suo cuore era abituato a sanguinare.
Erano gocce chiare e trasparenti, pure, come pura era la sua pena. Le sue lacrime evocavano memorie assopite di terre lontane, che forse un tempo conoscevo anch’io. Era come se da ogni sua lacrima nascessero torrenti, fiumi, mari interi e oceani vasti quanto il suo dolore incolmabile e antico, sofferenza autentica, non un mero frignare per dispetto, come fanno alcune per farci sentire in colpa, anche quando, una volta tanto, non ne abbiamo. Era un pianto sommesso, rassegnato, mi è sembrato che fosse abituata a farlo, come se piangesse da quando era venuta al mondo, quasi fosse la sua condizione naturale di femmina in luoghi in cui il solo fatto di esserlo è di per sé una disgrazia. Come se il dispiacere fosse la compagnia abituale dei suoi giorni e il suo cuore di donna e di madre fosse straziato quotidianamente da una nuova pena.
Avrei voluto confortarla, abbracciarla, lenire il suo tormento, ma non sono riuscito a muovere un dito. Non ho osato. Come avrebbe interpretato il mio gesto? Come il tentativo di un infedele di toccare, violare il corpo di una donna pura, inarrivabile, di sfiorare la sua pelle candida come una distesa di neve sulla sua carne di terra pulita dove scorre il fiume placido e limpido del suo sangue?
Ho detto solo poche frasi di circostanza, quelle che si dicono a chiunque non ci appartiene e una volta pronunciate, il loro dolore appare ancora più estraneo e lontano. Ma lei mi ha ringraziato ugualmente, nel suo linguaggio dolce e gentile e il suo grazie, lo sentivo, veniva dal più profondo del suo animo fragile e segnato dai lutti. Si è asciugata le lacrime, lentamente, con gesti privi di ostentazione. Poi ha ripiegato il fazzoletto con cura e lo ha riposto con attenzione nella borsetta, come se invece delle sue lacrime, vi fossero incastonate pietre preziose. E tali erano per me, gemme rare e pure. Una per ogni lacrima versata.
Sono certo che la sua borsa contenesse un tesoro.
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