“Le
regole della raccomandazione, dei favoritismi, la cultura della mazzetta e
della bustarella, prima ancora che i camorristi l’ha diffusa sul nostro
territorio proprio lo Stato, che invece è stato del tutto assente nell’offrire
opportunità alternative e legali alla nostra popolazione.
Non
voglio allontanare da me la responsabilità che la camorra e io stesso abbiamo
avuto, ma probabilmente le nostre condotte sono state anche conseguenza di
questo abbandono dello Stato nei nostri confronti”
(Antonio Iovine,
detto O’ Ninno)
Lo Stato dunque non c’è? Lo Stato c’era,
lo Stato c’è, c’è sempre stato, ma al Sud, invece della legalità, ha offerto
mazzette e bustarelle, corruzione e concussione. La Repubblica del malaffare. E
cosa costava alla Repubblica Italiana fare quello che era tenuto a fare per
definizione, cioè applicare la legge, perché la legge è il fondamento dello
Stato?
Che non stiano a fare tanti sofismi, i
politici con la camorra ci hanno mangiato e le hanno dato da mangiare, ingrassando
insieme e ora vogliono rifarsi una verginità improbabile, come luride
puttanelle di periferia.
Ma già, dimenticavo, al Nord si applica
la legge, al Sud non è cosa, troppo complicato, troppo macchinoso, troppo
pulito. Il Sud sta già inguaiato, chi se n’accorge se violiamo un comma qua, se
si dimentichiamo di applicare un articolo là? che vuoi che sia, strappo più,
strappo meno e calci in culo alla legalità!
Ma pare che l’illegalità sia l’unica
cosa che ci unisca noi del Sud a quelli del Nord, ormai gli scandali più grossi
scoppiano al Nord, forse perché da noi non c’è più niente da far scoppiare,
vedi Expò, vedi Mose. E, parafrasando l’articolo 1 della Costituzione, possiamo seriamente
dichiarare che l’Italia è una Repubblica
democratica fondata sulla corruzione.
Sono
questi i temi che affronterò nel mio prossimo libro, un romanzo criminale,
sulla malavita e il malaffare, ma anche sull’ipocrisia e il perbenismo. Spero
che qualcuno abbia lo stomaco di pubblicarlo.
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