Per i
tour operators e le guide turistiche propongo un viaggio sulle tracce
di Heinrich e Josephine. Viaggerete nei (neri) panni di agenti della
Gestapo o della Politie olandese, oppure come semplici
fuggitivi con la notte per rifugio; tanto, in un modo o nell'altro,
siamo tutti in fuga.
Allora,
ecco il programma. Si parte a mezzanotte da Colonia, non prima di
aver gustato torta al rum accompagnata da litri di caffè in un bar
del centro; soltanto con la pancia piena e il cervello ben nutrito
dalla caffeina fermeremo un taxi e chiederemo di accompagnarci fuori
città fino a un certo incrocio illuminato dalla luna piena; lì,
davanti a una fattoria disabitata, troveremo un camion arrugginito ad
attenderci. Tutti a bordo, si parte, il camionista è di poche
parole, però sa il fatto suo. Il viaggio è lungo e scomodo ma
avrete tutto il tempo di ammirare la luna giocare a nascondino con le
nubi e strizzare gli occhi alla campagna, mutandola in un mare
d'argento. E se per caso, udirete un rombo cupo nel cielo e lugubri
insetti di metallo passarvi in stormo sulla testa, non abbiate
timore, non c'è alcun rischio. La guerra è finita da un pezzo.
Il
camionista sa il fatto suo, vi dicevo e ci farà passare indenni il
confine olandese a Zevenaar. Ci mollerà alla stazione,
in tempo per prendere il treno per Utrecht. Ve l'ho detto, è
un tipo taciturno, ma il suo sguardo di saluto vale tutto il viaggio.
In
realtà, il treno va fino ad Amsterdam, ma fingeremo di essere
costretti a scendere a Utrecht da una pattuglia della Politie.
Però vale la pena di visitare la città: è bellissima. Mentre ci
attarderemo sotto i portici in negozi di libri antichi e polverosi,
un vecchio stanco e quasi cieco, ci istruirà su come raggiungere
Amsterdam via terra. Seguendo le sue istruzioni, saliremo su
un autobus, ma è così decrepito, sgangherato e puzzolente, che non
ci sorprenderemo troppo se il motore si pianterà dopo alcuni
chilometri in mezzo al nulla della campagna olandese. Ma animo! Una
donna che suona la fisarmonica davanti a un bar, ci dirà dove
trovare delle biciclette per proseguire il viaggio.
Sarà
uno spreco di denaro. La strada costeggia un canale talmente placido
e solenne che ci verrà voglia di abbandonare i velocipedi e
proseguire il viaggio in barca. Così, ci abbandoneremo al dondolio
della debole corrente, seguendo le ninfee; qualcuno leggerà per
tutti all'ombra di un ombrello, con voce sommessa, per non disturbare
troppo, qualcun altro sorseggerà tè di Ceylon, altri con lo
sguardo perso si chiederanno da che parte è Amsterdam. A
questo punto la guida, indovinando la domanda, risponderà: “Alla
fine del viaggio” e si guadagnerà il rispetto e
l'ammirazione di tutti.
Ma
ecco che il canale si allarga e siamo già nell'Amstel (1),
solcato da centinaia di altri battelli e – non vi sbagliate –
quei palazzi dai colori vivaci che si specchiano nelle acque smorte
appartengono alla città strappata al mare.
Amsterdam,
finalmente.
Ed
ecco l'hotel Vasteland, un alberghetto lindo e dignitoso. Ma
attenzione, non è citato nelle guide turistiche e non lo troverete
neppure con Trip Advisor; lo scoprirete soltanto chiudendo gli
occhi e ascoltando il vostro cuore.
Ora
disfate in fretta i vostri bagagli; anzi, non disfateli affatto,
perchè ce ne andremo da un momento all'altro.
Quando?
Ce lo
dirà uno strano tipo con la faccia da mezzaluna e con la tosse.
Dove?
Nel
Cafè De Vrije (a proposito, si pronuncia d'frai),
appena dall'altra parte della strada. E sorseggiando i nostri caffè
improbabili e oleosi, assorbiremo avidamente le sue istruzioni per
arrivare sani e salvi dall'altra parte.
La
fine del viaggio è una corsa disperata in taxi dentro una notte buia
come l'infinito; saremo a Ijmuiden appena in tempo per vedere
l'alba sorgere sul mare, in attesa d'imbarcarci su una nave che non
partirà mai.
Che
ne dite?
Si
accettano prenotazioni.
NdA
Solo per i più audaci, il viaggio potrebbe avere un'appendice in
Norvegia per ammirare cime rombanti di vento specchiarsi nelle acque
scure della baia di Narvik, ignari dei rugginosi
relitti di navi da guerra che giacciono, ferite a morte, sui fondali.
(1)
Amsterdam prende il nome dal suo fiume: Amstel-Redam,
che letteralmente vuol dire sbarramento, diga sul fiume Amstel.
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