martedì 1 novembre 2016

Manuale di viaggio per Hotel Vasteland


Per i tour operators e le guide turistiche propongo un viaggio sulle tracce di Heinrich e Josephine. Viaggerete nei (neri) panni di agenti della Gestapo o della Politie olandese, oppure come semplici fuggitivi con la notte per rifugio; tanto, in un modo o nell'altro, siamo tutti in fuga.

Allora, ecco il programma. Si parte a mezzanotte da Colonia, non prima di aver gustato torta al rum accompagnata da litri di caffè in un bar del centro; soltanto con la pancia piena e il cervello ben nutrito dalla caffeina fermeremo un taxi e chiederemo di accompagnarci fuori città fino a un certo incrocio illuminato dalla luna piena; lì, davanti a una fattoria disabitata, troveremo un camion arrugginito ad attenderci. Tutti a bordo, si parte, il camionista è di poche parole, però sa il fatto suo. Il viaggio è lungo e scomodo ma avrete tutto il tempo di ammirare la luna giocare a nascondino con le nubi e strizzare gli occhi alla campagna, mutandola in un mare d'argento. E se per caso, udirete un rombo cupo nel cielo e lugubri insetti di metallo passarvi in stormo sulla testa, non abbiate timore, non c'è alcun rischio. La guerra è finita da un pezzo.

Il camionista sa il fatto suo, vi dicevo e ci farà passare indenni il confine olandese a Zevenaar. Ci mollerà alla stazione, in tempo per prendere il treno per Utrecht. Ve l'ho detto, è un tipo taciturno, ma il suo sguardo di saluto vale tutto il viaggio.

In realtà, il treno va fino ad Amsterdam, ma fingeremo di essere costretti a scendere a Utrecht da una pattuglia della Politie. Però vale la pena di visitare la città: è bellissima. Mentre ci attarderemo sotto i portici in negozi di libri antichi e polverosi, un vecchio stanco e quasi cieco, ci istruirà su come raggiungere Amsterdam via terra. Seguendo le sue istruzioni, saliremo su un autobus, ma è così decrepito, sgangherato e puzzolente, che non ci sorprenderemo troppo se il motore si pianterà dopo alcuni chilometri in mezzo al nulla della campagna olandese. Ma animo! Una donna che suona la fisarmonica davanti a un bar, ci dirà dove trovare delle biciclette per proseguire il viaggio.

Sarà uno spreco di denaro. La strada costeggia un canale talmente placido e solenne che ci verrà voglia di abbandonare i velocipedi e proseguire il viaggio in barca. Così, ci abbandoneremo al dondolio della debole corrente, seguendo le ninfee; qualcuno leggerà per tutti all'ombra di un ombrello, con voce sommessa, per non disturbare troppo, qualcun altro sorseggerà tè di Ceylon, altri con lo sguardo perso si chiederanno da che parte è Amsterdam. A questo punto la guida, indovinando la domanda, risponderà: “Alla fine del viaggio” e si guadagnerà il rispetto e l'ammirazione di tutti.

Ma ecco che il canale si allarga e siamo già nell'Amstel (1), solcato da centinaia di altri battelli e – non vi sbagliate – quei palazzi dai colori vivaci che si specchiano nelle acque smorte appartengono alla città strappata al mare.

Amsterdam, finalmente.

Ed ecco l'hotel Vasteland, un alberghetto lindo e dignitoso. Ma attenzione, non è citato nelle guide turistiche e non lo troverete neppure con Trip Advisor; lo scoprirete soltanto chiudendo gli occhi e ascoltando il vostro cuore.

Ora disfate in fretta i vostri bagagli; anzi, non disfateli affatto, perchè ce ne andremo da un momento all'altro.

Quando?

Ce lo dirà uno strano tipo con la faccia da mezzaluna e con la tosse.

Dove?

Nel Cafè De Vrije (a proposito, si pronuncia d'frai), appena dall'altra parte della strada. E sorseggiando i nostri caffè improbabili e oleosi, assorbiremo avidamente le sue istruzioni per arrivare sani e salvi dall'altra parte.

La fine del viaggio è una corsa disperata in taxi dentro una notte buia come l'infinito; saremo a Ijmuiden appena in tempo per vedere l'alba sorgere sul mare, in attesa d'imbarcarci su una nave che non partirà mai.

Che ne dite?

Si accettano prenotazioni.


NdA Solo per i più audaci, il viaggio potrebbe avere un'appendice in Norvegia per ammirare cime rombanti di vento specchiarsi nelle acque scure della baia di Narvik, ignari dei rugginosi relitti di navi da guerra che giacciono, ferite a morte, sui fondali.



(1) Amsterdam prende il nome dal suo fiume: Amstel-Redam, che letteralmente vuol dire sbarramento, diga sul fiume Amstel.






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