Quand'ero
piccolo si giocava a cowboys e indiani, ma per fare i visi pallidi c'era
la fila, mentre dalla parte dei pellerossa il vuoto. Perchè i cowboys
erano i buoni e gli indiani i cattivi.
Dunque
per assegnare i ruoli si veniva inevitabilmente alle mani e
paradossalmente i cattivi (quelli che menavano senza pietà e a
tradimento) si accaparravano la parte dei buoni e i buoni (quelli che
le prendevano) si rassegnavano a fare la parte dei cattivi.
Anche
a quell'acerba età c'erano già le logiche denunciate così bene da
Bertolt Brecht: “Ci
sedemmo dalla parte del torto perchè da quella della ragione non
c'era più posto”. E così anch'io e i
miei piccoli amici sconfitti ci sedevamo dalla parte degli indiani,
perchè quella dei cowboys era già occupata.
Ma
stare dalla parte degli indiani non era poi tanto male. Con lo sputo
ci attaccavamo spine e foglie di rosa in viso e potevamo ululare e
fare i selvaggi quanto ci pareva. I cowboy, prigionieri della parte,
non potevano farlo. Li vedevamo, seri e scuri in volto, ciondolare
intorno a Fort William (difeso da formidabili mura di cartone)
cercando di escogitare astute strategie di guerra. Dopo le battaglie
tornavamo all'accampamento; ci dissetavamo, curavamo le ferite,
prendevamo moglie. Le nostre squaw avevano i capelli neri e qualcuno
se ne innamorava sul serio.
A
furia di fare l'indiano, mi affezionai al personaggio e per
impersonare la parte del cattivo non era neppure necessario che le
prendessi. Mi offrivo volontario. Quando guardavo i western tifavo
automaticamente per i pellerossa contro il Settimo
Cavalleggeri ed esultavo quando Nuvola
Rossa incoccava l'arco e stendeva un bel po'
di bianchi, mentre il Generale
Custer mi faceva schifo e pietà.
Questo mio parteggiare per le fazioni sbagliate creava sconcerto
negli adulti, ma all'epoca nessuno di loro aveva visto Soldato
blu. Dopo, la poetica
del west non sarebbe più stata la stessa.
Sarà
forse per questo che ancora oggi prendo regolarmente le parti dei
cattivi e dei perdenti, che, spesso, coincidono. Perchè la storia la
fanno i vincitori, che si siedono sempre dalla parte della ragione e
decidono chi è il buono e chi il cattivo.
E
senza menare nessuno. Non ne hanno bisogno.
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