sabato 12 marzo 2016

Cowboy e indiani


Quand'ero piccolo si giocava a cowboys e indiani, ma per fare i visi pallidi c'era la fila, mentre dalla parte dei pellerossa il vuoto. Perchè i cowboys erano i buoni e gli indiani i cattivi.

Dunque per assegnare i ruoli si veniva inevitabilmente alle mani e paradossalmente i cattivi (quelli che menavano senza pietà e a tradimento) si accaparravano la parte dei buoni e i buoni (quelli che le prendevano) si rassegnavano a fare la parte dei cattivi.

Anche a quell'acerba età c'erano già le logiche denunciate così bene da Bertolt Brecht: “Ci sedemmo dalla parte del torto perchè da quella della ragione non c'era più posto”. E così anch'io e i miei piccoli amici sconfitti ci sedevamo dalla parte degli indiani, perchè quella dei cowboys era già occupata.

Ma stare dalla parte degli indiani non era poi tanto male. Con lo sputo ci attaccavamo spine e foglie di rosa in viso e potevamo ululare e fare i selvaggi quanto ci pareva. I cowboy, prigionieri della parte, non potevano farlo. Li vedevamo, seri e scuri in volto, ciondolare intorno a Fort William (difeso da formidabili mura di cartone) cercando di escogitare astute strategie di guerra. Dopo le battaglie tornavamo all'accampamento; ci dissetavamo, curavamo le ferite, prendevamo moglie. Le nostre squaw avevano i capelli neri e qualcuno se ne innamorava sul serio.

A furia di fare l'indiano, mi affezionai al personaggio e per impersonare la parte del cattivo non era neppure necessario che le prendessi. Mi offrivo volontario. Quando guardavo i western tifavo automaticamente per i pellerossa contro il Settimo Cavalleggeri ed esultavo quando Nuvola Rossa incoccava l'arco e stendeva un bel po' di bianchi, mentre il Generale Custer mi faceva schifo e pietà. Questo mio parteggiare per le fazioni sbagliate creava sconcerto negli adulti, ma all'epoca nessuno di loro aveva visto Soldato blu. Dopo, la poetica del west non sarebbe più stata la stessa.

Sarà forse per questo che ancora oggi prendo regolarmente le parti dei cattivi e dei perdenti, che, spesso, coincidono. Perchè la storia la fanno i vincitori, che si siedono sempre dalla parte della ragione e decidono chi è il buono e chi il cattivo.

E senza menare nessuno. Non ne hanno bisogno.


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