I miei romanzi possono considerarsi
racconti lunghi e, al tempo stesso, romanzi brevi. Non credo che andrò mai
oltre le centocinquanta pagine.
Il mio filone narrativo è il male di
vivere dell’era moderna, la scoperta dell’inconscio che pesa sul cosciente e
trafigge il reale attraverso sogni e segni, la morte di Dio, la psicologia e la
psicanalisi dei personaggi, la perdita dei valori e dell’identità, il
nichilismo, la crisi.
Ma per tutto questo, non ho bisogno di
molte pagine.
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