Vogliono farci credere che il mondo sia
diviso in due parti, che la vita si declini sempre e solo in due categorie:
bianco – nero, buono – cattivo, giusto – sbagliato, bello – brutto, destra –
sinistra, nord – sud. Non credo proprio. Io credo nei colori e non nella
monotona sequenza del bianco e del nero, due colori tristi e anonimi, dei quali
il primo respinge la luce e il secondo l’assorbe tutta e che, fusi insieme le sottraggono
l’ancor più monotono grigio.
Allora, perché limitarci a vedere il
mondo come attraverso un vecchio televisore in bianco e nero, quando l’universo
è un’esplosione di colori, sfumature, tonalità, gradazioni, nuances, insomma milioni
di milioni di possibili alternative?
E’ troppo semplicistico, infantile,
oserei dire, classificare e ridurre la vita, il mondo e le persone in maniera
così netta: o di qua, o di là, o con noi, o contro di noi. E questo vale in
tutti i campi, in politica, nel pensiero comune, nello sport. Ad esempio, anche
Facebook è molto manichea: o clicchiamo su “Mi piace”, oppure su “Non mi piace”,
anche se si può sempre cambiare idea sbaffando “Non mi piace più”. E meno male,
però manca un simbolo da cliccare per l’astensione, per evidenziare i
distinguo, per articolare le diverse posizioni e attenuare la nettezza delle
risposte. Si mi piace, ma…
Io credo che chi sta male senza
catalogare e classificare, in fondo, abbia una profonda paura della
molteplicità, della diversità, dell’alternativa e cerchi di rifugiarsi in più
rassicuranti e predefinite categorie contrapposte. Queste persone che si
rifugiano nel settarismo sono, in realtà pavide e insicure. Sono spaventate,
temono il mondo, sono terrorizzate dalla vita. Ma io credo che la nostra paura
più profonda non sia quella di essere inadeguati. La nostra paura più profonda
è di essere potenti oltre ogni limite. E’ la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.
Ne conosco tanti di questi individui,
n’è pieno il mondo di questi personaggi che, animati in cuor loro dalle
migliori intenzioni, brucerebbero chi sta dall’altra parte: i neri, i cattivi, gli
omosessuali, i meridionali. Appiccherebbero il fuoco al brutto e ripulirebbero
il mondo dalle nequizie che, guarda caso, stanno sempre e solo dall’altra
parte. E, seduti dalla parte della ragione c’è sempre un’immensa folla, invece,
dalla parte del torto non c’è mai nessuno. Ma, delle migliori intenzioni, si
sa, è lastricata la via per l’inferno ed essi ignorano che dentro la bellezza
c’è sempre un po’ di bruttezza, che in fondo alla giustizia c’è sempre un
pizzico d’ingiustizia e che anche nelle profondità oscure dei malvagi, degli
empi e degli assassini può risplendere una minuscola goccia di bontà.
Non è possibile distinguere il grano dal
loglio, non si può fare di tutta l’erba un fascio. Ad appiccare il fuoco si
corre il rischio di bruciare tutto. E’ un grande pericolo applicare alla realtà
i massimi sistemi, che non consentono deviazioni, che non tollerano eccezioni
alla regola della politica, della religione, della morale. Ecco allora che il
manicheismo diventa dogmatismo, settarismo e fanatismo, una brutta serie di
–ismi, che sono decisamente pericolosi e da rifuggire.
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