Recensioni
e commenti su La città verticale
PRENDI
UN UOMO E PORTAGLI VIA TUTTO, SPOGLIALO DI OGNI COSA.
QUANDO
GLI HAI TOLTO TUTTO, COSA RESTA?
Un
paese governato da una legge spietata. Un boss della mala impera sulla gente
che non osa alterare questo perverso equilibrio. Una sola persona non riesce ad
accettare questa realtà: don Giuseppe, il prete. La sua storia si intreccia a
quella di Ciro, un giovanissimo che viene assoldato proprio dal boss per
diventare il suo baby-killer di fiducia. Presto, però, la situazione rivelerà
la sua precarietà e sfuggirà di mano a tutti. Ciò che il sacerdote dovrà subire
sarà terrificante quanto ciò a cui andrà incontro il piccolo assassino,
precipitando inesorabilmente verso un finale sorprendente.
Un
romanzo straordinario, impietoso e violento, crudo e scioccante, ma infarcito
di straziante e crudele poesia.
Genere
letterario: crossover- noir mafioso.
Pubblico
di riferimento: adulto.
Punti
rilevanti: lettura a più livelli.
Impianto
tecnico e ampio, struttura lineare, ritmo cadenzato, buona leggibilità, aspetti
linguistici gergali.
Il
testo esaminato scandaglia le inaudite difficoltà dell’essere in un ambiente
ostico come può esserlo un territorio ad alta infiltrazione mafiosa, dove il
boss è “la legge”, al di sopra dello Stato tanto quanto di Dio. Un romanzo
orientativamente di mafia, sebbene non poliziesco, se non blandamente, il quale
parte da una situazione di cupa disperazione sociale per arrivare a un finale
di triste umanità. Sviluppato attraverso parallelismi e introiezioni, in un
itinerario dalle molte sfaccettature (anche stilistiche), filtra le vicende,
talvolta archetipiche, in una sequenza di movimenti disparati, traslando
narrazioni e incrociando trame e filosofie. I personaggi chiave sono tre, il
prete, il giovane killer e il boss. E se il primo perde la sua forza cedendo
alla propria rabbia, il secondo finisce per difendere la sua ritrovata dignità,
mentre il terzo è fondamentalmente l’antagonista necessario allo sviluppo del
plot. Siamo di fronte a un itinerario emotivo, a una vicenda di grande
intensità. Mai acritico, neppure semplicistico, lo scritto ha un taglio
significativo, denso. Il finale rappresenta effettivamente la soluzione a molte
cose, l’accettazione da parte del protagonista della sua nuova condizione
coincide con il cambiamento e tutto sfuma in un’inesorabile sconfitta. La sintesi
formale è articolata, stilisticamente come pure semanticamente è scorrevole.
Linguisticamente è valido.
E' una tempesta di emozioni, ha regalato al lettore tutto ciò che promette nella prefazione. Forse anche di più...
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