sabato 13 aprile 2019

Di luce e d'ombra - L'altra metà



Sexy sbocciò tenera sotto le dita, sul punto "g" di non ritorno. Sexy fiorì il suo fiore delicato. Magnolia. La migliore delle intenzioni scivolava furtiva fra le sue gambe e rotolava oltre l’estasi. E lei latrava come una cagna in calore, vomitando l’anima, in quella latrina che di sicuro aveva visto tempi migliori.
Lo stesso pavimento grigio, le stesse mura scrostate, sempre uguali, invase da scritte oscene tracciate con il gusto del nulla nella testa e il vuoto nel cuore. Quel pavimento, quelle mura, quella finestra sbarrata su un cielo grigio monotono, piatto, invernale, perfino gli stessi ragni in agguato e le stesse mosche invischiate nelle loro ragnatele, che fluttuavano negli angoli del soffitto, come brandelli di pelle morta, muti spettatori che avevano assistito alle nostre migliori esibizioni e lei aveva pianto commossa anche se non era il caso e le lacrime si erano subito congiunte ad altro sul cemento freddo e lurido del lupanare improvvisato, del nostro bordello da due soldi.
Ma l’esibizione era stata bruscamente interrotta da colpi sordi alla porta, da voci stentoree, dalla richiesta di spiegazioni. Le spiegazioni, quelle, tardavano sempre a venire, al contrario di noi che arrivavamo, venivamo subito e andavamo via, frammenti qualsiasi di dna, filamenti impazziti e contorti, aggrovigliati alle nostre vite e alle nostre storie inutili, indifferenti a noi, inutili per tutti gli altri.
Amavo le sue costole inferriate di una gabbia dorata e i suoi fianchi, misteriose insenature da esplorare. Osservavo il disegno dalle linee arcuate e armoniche e con sottili guizzi di pennello gocciolava il colore sulle sue labbra. Lei deglutiva niente affatto convinta, certa che sarebbe stato meglio non incontrare il mio sguardo, non aver mai incontrato il mio sguardo in quel giorno di vento. Era il momento in cui si chiedeva il motivo del dover cercare la metà di sé in altri corpi ottusi.
Quale merito aveva nella vita? Il suo problema più grande era come occupare il tempo, come tenersi a galla, annaspare fra i soldi, cercando di non affogare. Una vita che non si era meritata si srotolava lenta tra agi non guadagnati e ricchezze inusitate, che le erano cadute sul capo con la casualità di una sentenza emessa da un giudice cieco e folle.




Nessun commento:

Posta un commento