Senso
di insicurezza collettiva, di precarietà e spaesamento, progressivo
affievolirsi dei legami di comunità, vicinato e famiglia, perdita
del senso di appartenenza alla 'grande' e alla
'piccola' patria, fino a configurare una “solitudine
del cittadino globale”.
E
poi, il controllo della natura, l'organizzazione burocratica e
gerarchica della società e del lavoro, la sistematizzazione di
regole e controlli, la frammentazione del sapere. E, l'estrema
difficoltà di applicare regole e controlli a gruppi che, per
definizione, rifuggono da regole e controlli (immigrati che
rispettano soltanto le tradizioni dei paesi di provenienza e non sono
permeabili alle regole dei paesi d'arrivo, gruppuscoli di antagonismo
anarcoide o antisistema, popolazioni nomadi che si trascinano per
stanca convinzione da un campo all'altro) suscita senso di minaccia,
paura e tendenze liberticide, o peggio, istinti di rivalsa e
giustizia fai da te.
E'
la società post moderna, secondo Zygmunt Bauman (1), secondo
il mio parere, l'evoluzione della crisi d'identità novecentesca,
della caduta degli dei, del drammatico scontro fra libertà
individuale e controllo sociale (vedi Magenta Sky,
http://angelo-medici.blogspot.it/2016/06/magenta-sky.html),
nella quale mi sento di annaspare a mio buon diritto. La verità è
che sono figlio del mio tempo, la “solitudine globale”
e lo spaesamento sono frutti avvelenati del Nuovo Millennio, anche se
non sono esattamente novità.
E,
l'aspra lotta fra libertà dell'individuo e controllo sociale è un
tema classico della sociologia.
Sconfitto
dall'irrisolvibile dicotomia fra l'essere e il dover essere,
lacerato, diviso in due, le due metà tenute insieme da menzogne,
sotterfugi e raggiri, l'individuo moderno si sta avvitando su se
stesso, in una caduta a spirale senza scampo.
Amo
tutto ciò che scorre, tutto ciò che ha in sé tempo e divenire, ciò
che non è statico, freddo, immobile. Tutto ciò che riporta al
principio. Ma qui non c'è inizio e non c'è fine. Neppure un lento
scorrere, un flusso costante di tempo, universi e spiriti. E' tutto
congelato, ibernato, sepolto sotto una coltre di uniforme biancore.
E
già i sogni di cambiare il mondo, la pace universale, l’amore, la
tutela dell’ambiente, la giustizia sociale (e già che ci siamo, la
raccolta differenziata, tagliarsi le unghie delle mani e dei piedi
una volta la settimana, la partita di calcetto con i colleghi), sono
soltanto fantasmi con i quali cerchiamo di illuderci che la fine non
sia vicina, dietro i quali vogliamo nascondere il fatto che l’umanità
è al collasso, le società si stanno liquefacendo, la civiltà è
sull’orlo dell’estinzione?
Inutile
lottare, non serve a niente resistere, arrovellarsi, disperarsi. E’
tempo sprecato, accettiamo con rassegnazione la nostra fine imminente
e smettiamo di pensare al futuro, che è una chimera, e, se siamo
fortunati, durerà molto poco.
C'è
tanta disperazione in tutto questo, nel significato letterale di
assenza di speranze. Sono soltanto superstizioni?
La
teoria M.E.U.V. (Movimento per l’Estinzione Umana
Volontaria) si fa strada negli Stati Uniti d'America. I suoi
seguaci scelgono di non riprodursi più per attenuare l’impatto
dell’umanità sul pianeta. Un tentativo di lasciare un migliore
ricordo di noi a chi ci succederà?
In
fondo, siamo soli in mezzo all'oceano. Ognuno scelga come morire. Un
colpo secco e atroce, oppure un lento deperire nel delirio. Non
importa. Il futuro è il buio, il futuro è il nulla. La morte
globalizzata, il nichilismo assoluto, l'annientamento del sé. Un
immane suicidio collettivo, come non se ne vedevano dai tempi di Aum
Shinrikyo o dall'allegra fattoria psicopatica di Waco,
Texas.
(1)
Sociologo e filosofo polacco, recentemente scomparso. Lasciata la
Polonia a seguito dell'invasione tedesca, si arruolò nell'Armata
Rossa. Rientrato in patria alla fine della guerra, ha insegnato
all'università di Varsavia fino al riacutizzarsi dell'antisemitismo,
poi a Tel Aviv e Leeds. Celebri le sue teorie sulla post-modernità e
lo stato solido-liquido della società, ha cercato di spiegare i
nostri tempi connettendo consumismo e creazione di rifiuti umani,
globalizzazione e industria della paura attraverso lo smantellamento
progressivo del sistema di sicurezze e una vita liquida, sempre più
frenetica, nella corsa disperata ad adeguarsi al gruppo sociale per
non esserne esclusi.
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