Oggi
voglio parlare di un libro. Tanto per cambiare, penserà qualcuno di voi, dotato
di cospicuo senso dell’ironia. Il libro di oggi si intitola La
teoria e la pratica del collettivismo oligarchico e l’ha scritto Emmanuel Goldstein. Credo che ai più
questo nome non dica niente, ma andiamo avanti. E’ stato scritto poco dopo la
seconda guerra mondiale, nel 1948 ed è un’analisi lucida e spietata del mondo
che sarebbe stato, da quell’epoca agli anni a venire. Le osservazioni che vi
sono contenute sono sinistramente premonitrici, poichè l’autore ha immaginato,
più di cinquant’anni prima, un mondo che somiglia sinistramente al nostro del
duemila. Facoltà precognitive o più semplicemente l’incubo partorito da un’intelligenza
raffinata? Propendo per la seconda ipotesi.
Ma
la particolarità dell’opera risiede anche nel fatto che è un libro scritto nel
libro di qualcun altro. Mi rendo conto, tuttavia, che sto parlando per arcani ed
enigmi ed è giunto il momento di svelare il mistero. Il libro nel quale è
contenuto La teoria e la pratica del collettivismo oligarchico è 1984,
alias Il grande fratello, di George
Orwell ed è l’opera del tutto immaginaria, composta dall’ideologo della
fantomatica Fratellanza,
un’organizzazione antagonista al sistema totalitario che Orwell immagina essersi instaurato negli anni ’80 del secolo
scorso. Si tratta, naturalmente, di un eccellente artificio narrativo, che
occupa la parte centrale del romanzo e che funge da coscienza critica del
protagonista e che, al tempo stesso, conferisce un substrato di verosimiglianza
all’intera narrazione. Con un unico appunto. George Orwell è scrittore dalla prosa semplice e scorrevole, tuttavia,
la traduzione che io ho letto, di Gabriele
Baldini, risente di certi arcaicismi della lingua italiana e credo, non so
se a torto o con ragione, che sia stata la prima edizione in italiano
dell’opera, nei primi anni cinquanta.
Tuttavia,
il reale motivo del post non era un’analisi storico – critica dell’opera di Orwell, che sicuramente s’inserisce
nella tradizione distopica inglese, tra Wells
e Huxley (ai quali mi sia consentito
aggiungere il recente Ishiguro di Non
lasciarmi e anche l’opera di Philip Dick, che, però, era
americano), bensì, quello di esprimere meraviglia e stupore nell’evidenziare
alcuni passaggi molto forti, nella loro lucidità predittiva.
“Il
potere restava appannaggio di una piccola casta privilegiata”, ma la
massa “non avrebbe tardato prima o poi a capire che la minoranza
privilegiata non aveva alcuna reale funzione
e avrebbe fatto in modo di scalzarla”.
Letto
bene? La casta privilegiata non ha
alcuna reale funzione e la massa non avrebbe tardato a capirlo. E qual è la
casta privilegiata anche oggi? Tendo le orecchie, ma non ve n’è il bisogno,
sento nitidamente urlare le vostre bocche giustamente indignate. I politici!
Naturalmente! I politici non hanno alcuna reale funzione, se no quella di
perpetuare sé stessi per conservare all’infinito i privilegi di casta, a
discapito di tutto e tutti.
Ma
non è finita.
“Né
era soluzione soddisfacente quella di tenere le masse in stato di povertà col
ridurre la produzione dei beni… grandi strati di popolazione furono tenuti
lontano dal lavoro e mantenuti malamente in vita dalla carità dello Stato”.
E
questo sembra storia recente, la cronaca quotidiana di questi anni di crisi
economica e sociale. Una crisi, forse, scatenata ad arte per ridurci in
schiavitù e acquisire il controllo mondiale, attraverso la riduzione della
produzione dei beni, creando eserciti di disoccupati da tenere soggiogati con
sussidi di disoccupazione graziosamente elargiti dagli Stati? E perché? Per
spiegarlo, bastano un sostantivo e un aggettivo:
POTERE ASSOLUTO!
Sto
esagerando? Io non credo. Non voglio essere profetico e spero tanto di
sbagliarmi, ma sono convinto che la crisi non finirà mai. Anzi s’incancrenirà,
divorerà le membra e le coscienze sociali e si trasformerà in una sorta di
stato di guerra perenne. A quel punto non potremo fare altro che chinare il
capo davanti al leader del pensiero unico. Guardatevi in giro, ci sono certi
movimenti “politici”, che definire populisti è eufemistico, i quali non
ammettono repliche e critiche e non tollerano la libertà di stampa, soprattutto
quando esprime le idee altrui. Attenzione, forse il leader del pensiero unico è
già arrivato.
Non
è ancora abbastanza? Bene, eccovi serviti.
“I
beni dovevano essere prodotti, ma non dovevano essere distribuiti.”
Appunto, proprio quello che accade oggi.
Ma
come?
“Ed in
pratica, l’unico modo per raggiungere quel risultato era di mantenersi
perpetuamente in guerra.”
E
ancora.
“L’atto essenziale
della guerra non consisteva tanto nella distruzione di vite umane quanto nella
distruzione dei prodotti del lavoro umano.”
La
guerra non serve solo ai mercanti di armi per vendere i loro strumenti di morte,
ma anche a distruggere i beni, la ricchezza e, attraverso queste, la felicità
degli individui. Dove non arriva la crisi economica, arriva la guerra.
Ecco,
ora mettete insieme tutti questi elementi e abbiamo un mondo dove tutti spiano
tutti, gli amici più dei nemici, perché è necessario scoprire, contro la sua
volontà, quello che ogni essere umano pensa, perché è necessario “estinguere,
una volta per tutte, ogni possibilità di pensiero indipendente” e il
gioco è fatto.
Questo
è il Grande Fratello. Ci siamo
arrivati.
LA GUERRA E’
PACE
LA LIBERTA’ E’
SCHIAVITU’
L’IGNORANZA E’
FORZA
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