Oggi ospito Antonio Passagli,
ovvero colui che ha scritto la prefazione alla mia trilogia di racconti “L’impero del vento” e colgo
l’occasione per porgli alcune domande sulla scrittura e sullo scrivere, in
genere.
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Antonio, tu hai scritto alcuni saggi su Emerson
e Thoreau e so che sei un grande estimatore dei trascendentalisti, tra i quali, Hawthorne… -
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Già. Tutti conoscono La lettera scarlatta, ma pochi hanno
letto i Twice told tales, una
raccolta di racconti apprezzata perfino da Borges –
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Ma tu ti consideri più uno scrittore, o
più un saggista? –
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Direi che, senza dubbio, sono un
saggista amante della filosofia, ma mi interesso anche di letteratura,
soprattutto americana –
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Quali sono i tuoi scrittori preferiti? –
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Credo di non avere scrittori preferiti,
ma mentirei se non citassi Poe, Hemingway, Steinbeck e De
Lillo e, passando per il vecchio continente, anche Sartre, Camus,
Gide... e Malaparte. In generale, però, preferisco parlare di
filosofia… -
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Vai avanti –
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Ecco, vedi, Henry David Thoreau
era sia un filosofo, che uno scrittore, per essere modesto, dirò che era un po’
come me. Egli passò molti anni nella natura, abitando in una capanna, per
ritrovare sé stesso. Il frutto del suo estraniamento dal mondo fu il Walden. Ma voglio leggerti un passo
della Disobbedienza civile,
che trovo ancora molto attuale:
«Questa
è, di fatto, la definizione di una rivoluzione pacifica, se una simile
rivoluzione è possibile. Se l'esattore delle tasse, od ogni altro pubblico
ufficiale, mi chiede, come uno ha fatto:
"Ma cosa devo
fare?"
La mia risposta è:
"Se vuoi davvero fare
qualcosa, rassegna le dimissioni".
Quando il suddito si è
rifiutato di obbedire, e l'ufficiale ha rassegnato le proprie dimissioni
dall'incarico, allora la rivoluzione è compiuta. »
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Direi proprio di si. E’ ancora
attuale. E Antonio Passagli scrittore ? –
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Ho scritto alcuni racconti brevi. Da
qualche tempo sto lavorando a un romanzo, ma per varie vicissitudini, non ne
sono ancora venuto a capo –
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Che tipo di vicissitudini? –
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Diciamo pure guai. In fondo, il mio
cognome è molto simile a quello di un famoso Antonio… -
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Intendi Antonio Passaguai? –
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Già, proprio lui. Lo conosci? –
(Risata) - Ne ho sentito parlare.
Comunque, ho letto alcuni tuoi racconti. Li ho trovati molto raffinati, la tua
scrittura è molto netta e precisa. Sono storie che definirei simmetriche, parallele,
l’una collegata all’altra. Mi hanno ricordato molto Borges. Ma parlami
del tuo romanzo da terminare –
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E’ un romanzo di mare, una storia un po’
alla Conrad, solo che si svolge ai nostri tempi e devo aggiungere che,
stranamente, richiama la tragedia del Costa Concordia, solo che l’avevo
scritta prima che accadesse –
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Forse sei stato profetico –
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Direi di no. Faccio meglio ad ammettere
che mi sono ispirato al Lord Jim
di Conrad, alla parte in cui l’equipaggio con grande codardia abbandona
la nave e i passeggeri al proprio destino, credendo che stia per affondare, ma
i passeggeri riescono con grande coraggio a riportare la nave a terra, sani e
salvi… -
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Si, ho letto Lord Jim e devo dire che, in genere, adoro Conrad, anche
se preferisco Nostromo, Cuore di tenebra e i Racconti del mare. Sai, ripensando
alla rivoluzione secondo Thoreau, che mi hai letto prima e a Lord Jim, mi viene da pensare che
sembrerebbe quasi che la classe politica stia abbandonando al proprio destino
la nave Italia e noi italiani, che siamo i suoi passeggeri, dobbiamo
trarci d’impaccio con le nostre forze, senza contare su di essa… –
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Mmmm, lettura interessante. Io però, mi
riferivo a un aspetto più letterario, che politico. Sai, il comandante Schettino
e il comandante De Falco, quello del “Vada a bordo c… !” per intenderci, sembrano usciti dalla penna di Conrad
–
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Paragone interessante e affascinante. I
romanzi di mare, in genere, sono piuttosto affascinanti, no? –
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Direi proprio di si e aggiungo che il mare è il
rifugio di chi non ha patria –
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Sembra
una frase degna del Capitano Nemo di
Verne…
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E
invece, ho solo parafrasato Nick Sloan,
ovvero, colui che ha fatto sì che il relitto del Costa Concordia tornasse a galleggiare come si conviene a una nave,
una bella nave… –
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Davvero?
–
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Già,
proprio così –
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Perché
dici “rifugio di chi non ha patria”? Non ne hai forse una? –
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Una
patria formale ce l’ho, com’è vero che sono italiano. Ma una patria
sostanziale, la sto ancora cercando… -
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Vuoi
dire che non ti trovi bene in Italia? –
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Non
sempre… -
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Intendi
per la situazione politica, per la crisi economica e dei valori, per la società
italiana? –
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Un
po’ per tutto. Diciamo che se voi siete d’acqua dolce, io sono di acqua salata.
Sempre acqua è, ma mi manca qualcosa, mi manca il sale della vita. –
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E
in Italia manca –
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Già,
un pesce d’acqua salata non sopravvive in acqua dolce, ma una volta non era
così, c’era più attenzione all’arte, alla cultura, più fervore in svariati
campi. Oggi sembra che la crisi economica abbia distrutto non solo il PIL, ma ci abbia anche risucchiato il
cervello e divorato il cuore –
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Analisi
impietosa, ma veritiera, temo –
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Purtroppo
si… e volevo aggiungere, se posso… -
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Dì
pure –
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Volevo
dire che il mio problema è di carattere esistenziale. In realtà, la questione è
che io esisto solo nei tuoi romanzi… –
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Già.
E’ vero. E se Schettino e De Falco sembrano usciti dalla penna di
Conrad, come dicevamo prima, tu,
senza ombra di dubbio, sei uscito dalla mia –
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Ed
è ora che rientri nelle pagine del tuo libro. Ma devo chiederti un’ultima cosa
prima d’andare –
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Certo,
chiedi pure –
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Quando
pensi di pubblicarlo? –
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Bè,
ora sono un po’ impegnato con la revisione del mio primo romanzo. Diciamo che
tra un paio d’anni si potrebbe aprire una finestra interessante… -
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Allora
dovrò avere pazienza… -
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Purtroppo,
si. Antonio, desidero ringraziarti pubblicamente per la bella prefazione che
hai voluto scrivere per il mio libro… -
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E’
stato un vero piacere –
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Grazie
ancora e buona fortuna –
-
In
bocca al lupo! –
-
Crepi!
–
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