Lo
sento, è ora, sta arrivando.
Un
flusso devastante e inarrestabile di ricordi prende a colpirmi. Senza
pietà.
E
quegli occhi del colore delle foglie morte, quei capelli biondo
cenere, la pelle lattea come il cielo dell'alba si materializzano da
tempi che non sono più.
Dove
sei?
Tremolanti
luci nella notte, fuochi fatui, miraggi e mille altri astuti inganni.
Niente più che questo.
C'incontrammo
sul finire dell'estate, fummo vinti da una passione autunnale,
crepuscolare e perniciosa, ma non superammo l'inverno. Il suo vento
gelido ci ha spazzati via insieme ai nostri sogni impossibili, ai
desideri esagerati, agli amabili infingimenti, proprio nel breve
scorrere dell'istante in cui stavano per realizzarsi.
Destini
più maestosi ci attendevano, tanto considerevoli ed essenziali da
calpestare i petali del nostro giovane e fragile amore. Il tuo fato,
incastonato fra le navate rischiarate appena dal tremolante chiarore
delle candele, sorvegliato da simulacri di santi con lo sguardo
vitreo, il mio, un fiume che insinua le spire nella foresta, la sua
testa di serpente dorato, il suo corso non è ancora stabilito. E
forse è proprio questo il mio destino: consumarmi nel silenzio come
una candela prima del buio. Brancolo nella solitudine di un giovane
dio precipitato sulla terra, dentro un sordo oblio di tempesta, pazzo
di dolore e indifferente al tempo, e già l'angoscia è l'eco di
qualcosa che non c'è più...
Chissà
se pensi ogni tanto a quei giorni, il nostro sangue era pallido come
l'acqua, e a quelle notti, quando le nostre anime erano intrappolate
tra l'inferno e il paradiso. Chissà se pensi a me, a noi e a quello
che avremmo potuto essere.
Fa
male, sai, desiderare cose impossibili, inseguire le ombre, amare un
fantasma. Come impugnare un coltello dalla parte della lama e
stringere forte.
Ho
indossato una nuova pelle su cui far scorrere le mie miserie da
deserto dell'amore, ma era un lusso che non mi potevo permettere;
infatti si è orribilmente sfilacciata. Ho cercato di sotterrarti, di
affogare il tuo ricordo sotto le onde del mare, di bruciare il tuo
nome e disperderlo nell'aria. Perdonami, non ci sono riuscito. E sono
ancora qui, questa notte, ancora una volta, a scrivere di te. Di noi.
Di questa pena strana e crudele che ha preso possesso del mio cuore.
Perdonami
perchè dovrò inventare le parole che non mi hai detto, i baci che
non ti ho dato, le lacrime che non abbiamo pianto, le notti che non
ci hanno fatto rabbrividire, la pioggia che non ci ha inzuppato...
Perdonami
se sono ancora qui a scriverti, a parlarti nella lingua dei sogni, a
stringere fra le braccia un'ombra, più sottile delle altre.
Ma
non badare a me, sono soltanto un folle visionario davanti a un pezzo
di carta; eppure, è proprio così che si stimolano i peggiori
istinti. Davanti a un foglio di carta.
Non
so, non so spiegarti. E' che stanotte mi sento assente e, allo stesso
tempo, così presente che vorrei sprofondare nell'incoscienza. Perchè
fa male. A dire il vero, mi sento così tutte le notti, quando cala
il sole, da quella maledetta notte che ti ha portata via.
Qualcosa
sta accadendo. Vibrazioni a bassa frequenza, scuotimenti nell'aria,
interferenze cognitive. Rumori urticanti. E' pericoloso stimolare i
ricordi. Non è mai una buona idea risvegliarli dal buio polveroso
dell'oblio. Un muro di polvere s'innalza nell'aria a sbarrare la mia
visuale sulla notte. E sul muro qualcosa prende forma, si ricompone
lentamente nel pulviscolo del nulla. Ora ti vedo.
E
ricordo.
“Una
promessa è una promessa. Vieni”, avevi
detto.
Sono
stato io a non seguirti. Sono stato io a non mantenere la promessa.
Ti ho persa di vista, eri troppo distante. Non sono riuscito a
raggiungerti.
Basta,
devo recuperare la connessione con il reale, una parola, un odore, la
luce del sole al tramonto, qualcosa, insomma, che mi faccia sentire
alive and kicking,
vivo e scalciante. Qualcosa che mi riporti giù, che mi scaraventi a
terra e mi ancori saldamente al suolo.
Stanotte
le tue parole mi hanno scosso dal torpore consueto, sono risalite dal
buio con la rapidità di un rigurgito, dal fondo dell'abisso, dalle
profondità di un se opaco e distratto. Stanotte ogni cosa è messa a
nudo. Senza pietà.
E'
devastante.
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