sabato 3 giugno 2017

Avvolgimi invisibile





Dopo alcuni mesi di silenzio radio, rieccomi a presentare una mia nuova fatica, stavolta non letteraria, ma musicale. Una sorta di ritorno alle origini.

Si tratta di Avvolgimi invisibile, il quinto capitolo della saga Atròphia.

Questo nuovo lavoro è stranamente lontano dalla mia solita verve/indifferenza alternativa, ho esplorato sonorità, stili e strutture di certo rock classico anni settanta (Il giardino d'inverno, Samsara, Zyon), qualche episodio di umorismo nero – o d'umor nero, se preferite – (Il segreto della stanza 42, Gwyneth is dead) e numerose aperture melodiche (Avvolgimi invisibile, Kapput mundi, Ode notturna). E' quasi un'introspezione consuetudinaria, automatica, se vogliamo, ma ineluttabile. Del resto, non posso essere quello che non sono, così come non posso non essere quello che sono.

Pare scontato, ma non è affatto così.

Scrivere a vuoto parole insulse soltanto per evitare l'angoscia di non saper più annerire l'accecante biancore dei fogli è inutile. Stavolta la furia creativa ha fatto vibrare corde vocali e corde di chitarre elettriche, entrambe hanno strepitato, pianto e lanciato dissonanze violentando il silenzio, cercando di volgere il caos al cosmos, una lotta impari durata tre mesi, da marzo alla fine di maggio, nel solco incarnato di una primavera volubile, di sole avaro e di fresco di pioggia.

Sette anni sono passati da Subliminale, anni in cui ho affinato la mia viscerale diffidenza verso i popoli del nord, anni di mesto rancore.

E' stato questo lento scorrere a devastarmi nel profondo. Un vuoto incolmabile, una foresta impenetrabile, un oscuro simulacro. Questo sono. Mi rendo conto che mi sono lasciato indietro un mucchio di macerie. Terra bruciata intorno, tempeste, distruzione. Ci sono città, mondi interi, universi da ricostruire.

Ma tutto questo ha dato vita ad Avvolgimi invisibile. E' davvero mio, mi rendo conto che ci sono dentro fino ai capelli, mi sovrasta come le onde di Kapput mundi.

Presto ne sarò sommerso, mi mancherà l'aria, perderò i sensi. Laggiù, il mondo equoreo mi attende.

Presto, ma non ancora.

 
 


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