Il
silenzio è il luogo in cui ci rifugiamo quando vogliamo restare da
soli. Nella solitudine e nel silenzio giungono da luoghi inesplorati
della coscienza pensieri e riflessioni; fuggevoli, impalpabili
considerazioni che affiorano da abissi privi di luce, perforando
substrati di perbenismo e socialmente accettabile. Il silenzio è la
migliore palestra delle riflessioni. Il silenzio è la lama che
penetra nel ghiaccio della coscienza e lo dilania.
Nel
silenzio ovattato della notte, circondato da ombre incombenti come
spettri, una lunga scia di riflessioni, eteree e volatili, della
stessa sostanza dei sogni, come direbbe il Bardo,
squarciano il buio della mia coscienza.
L'uomo
moderno possiede la scienza ma ha perso la saggezza, così come
l'uomo antico possedeva la saggezza ma non ancora la scienza.
Gli
uomini contemporanei, dice Ananda Coomaraswamy (1), sono
determinati a continuare ad andare avanti, non si sa dove, e questo
viaggio senza direzione si chiama Progresso.
Abbiamo
perso la saggezza delle antiche civiltà, ce la siamo lasciata dietro
con la stessa noncuranza con cui ci gettiamo alle spalle i rifiuti, i
sottoprodotti, i fine serie delle nostre produzioni industriali e
culturali. Abbiamo perso la saggezza che faceva si che ogni individuo
fosse indispensabile e nessuno inutile, e neppure uno veniva lasciato
indietro.
Ma
l'uomo moderno ha fallito la sua missione epocale, coniugare la
scienza con la saggezza, giacchè l'una non può sopravvivere senza
l'altra. Ci siamo infranti su questo scoglio dualistico e su
quella roccia nel mare si è infranta la stessa modernità. Perchè
questo non è il futuro illuminato che ci aspettavamo e al quale
avevamo diritto, ma una sorta di medioevo tecnologico, uno
scenario niente affatto rassicurante. La soddisfazione dei bisogni
umani è andata oltre il suo naturale grado, si è tramutata in
sadismo esasperato, muto, individualista e fine a se stesso.
Non c'è limite al desiderio perchè non ci sono limiti ai mezzi di
soddisfazione. La scienza ha raffinato la tecnologia e non c'è
praticamente nulla al mondo che non possiamo produrre o ri-produrre;
così, non ci sono confini alla quantità di oggetti che possiamo
desiderare e che potremmo possedere. Si è generata una sorta di
perverso feticismo verso le cose. E la depravazione
tecnologica in cui l'offerta crea la domanda e non viceversa: non
sapevamo di avere bisogno dello smartphone finchè non
è arrivato. Io sinceramente mi sarei accontentato del mio vecchio
stupidphone!
Oggi
non è importante essere, oggi è importante apparire. Non sono ciò
che sono, ma sono ciò che sembro. Nella società delle apparenze,
sono importanti gli status symbol. La barca, il Rolex,
la Mercedes. Insomma, rosari e catene di simboli e forme che
valgono più della sostanza. Ma soffermiamoci su quest'ultimo
simbolo. La Mercedes. Mi vengono in mente cortei di grigie,
tetre autovetture con al volante grigi, tetri conducenti. Uomini
rinsecchiti, con accanto donne altrettanto rinsecchite, che credono
di aver raggiunto il top del successo, il grado estremo della
lussuria, l'apice delle ricchezze, l'acme delle loro vuote vite e
cercano di mostrarlo al mondo, a cominciare dal traffico cittadino.
Potere del simbolo.
Ma
è soltanto un esempio, avrei potuto parlare allo stesso modo di
Porsche Cayenne, Luis Vuitton e di molteplici altri archetipi
delle apparenze. Il mondo è vuota forma, il mondo è soltanto
apparenza.
Anche
se tutto è inganno e illusione
e
la verità sempre ineffabile
pure
la montagna mi guarda...
Cervo
e corvo, rosa rossa
mare
azzurro, mondo screziato:
raccogliti
- e tutto si sfalda
nell'informe
innominato.
Raccogliti,
rientra in te
impara
a guardare...
Raccogliti
- il mondo è apparenza.
Raccogliti
– l'apparenza è l'Essere. (2)
Mi
sforzo di ascoltare, ma sento solo rumore. Mi sforzo di capire, ma
vedo soltanto confusione. Mi sforzo di guardare, ma vedo solo
dolore. Nell'impero dell'individualismo siamo in guerra gli uni
contro gli altri. Parliamo, parliamo, parliamo, ma non sappiamo più
comunicare.
Se
comunicare è mettere in circolo, in relazione, esporre e diffondere
un'idea, in un mondo tiranneggiato dai social in cui
tutti parlano ma nessuno ascolta e non ci fermiamo neppure per un attimo a
riflettere su ciò che si dice, è davvero arduo affermare che stiamo
comunicando.
Ma
tutto questo, non è scienza né saggezza. Se l'era antica possedeva
la saggezza e l'età moderna era dominata dalla scienza, nell'evo
post-moderno abbiamo perso entrambe.
(1)
Am I my brother's keeper? (1948).
(2)
Giovane novizio nel monastero zen, Herman
Hesse (1960).
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