Vi ragguaglio sulla mia prima meditazione.
Mi sono accomodato (si fa per dire, perché non è punto
comoda la postura), nella posizione del
loto, ho chiuso gli occhi e sono andato. Sono riuscito a concentrarmi
abbastanza rapidamente e sono partito.
E’ stato un vero e proprio viaggio fuori dal tempo.
Sono salito verso
l’alto, lentamente. Vedevo il mio corpo immerso nella meditazione, un fior di
loto che fluttuava nello stagno immobile del tempo e intanto m’innalzavo in
volo verticale, attraverso il solaio di casa, attraverso il tetto, fino a
librarmi sulla città. Ma l’ascensione non si arrestava, volavo sempre più in
alto, sopra le nubi. Ero altissimo, riuscivo a vedere perfino la curvatura terrestre
e oltre il blu dell’atmosfera, il buio profondo dello spazio siderale. Avevo
l’impressione che, durante l’ascensione, una qualche forma di energia tenesse
ancorata la mia anima al corpo immobile nella meditazione, laggiù in basso, come
il filo di un palloncino colorato. Forse è l’energia vitale, quella che ci
tiene legati al corpo e ci lascia se le Moire Cloto, Lachesi e Atropo tagliano il filo quando è giunto il tempo
dell’addio e il pallone è finalmente libero di volare.
Ma continuavo a salire e ad allontanarmi dalla terra. La
scorgevo sempre più sferica e lontana, azzurra e verde, bellissima e splendente
contro lo sfondo nero dello spazio. Poi è diventata solo un puntino luminoso
che ruotava insieme ad altri otto intorno al sole, quindi, l’intero sistema
solare è divenuto anch’esso un puntino luminoso in una zona periferica e remota
della galassia. Infine anche la Via
Lattea è diventata solo un puntino nel buio dell’universo. E all’improvviso
è svanito tutto, quasi se la realtà che conosciamo, che siamo avvezzi a
percepire, a toccare, a respirare si fosse liquefatta come neve al sole.
Ero solo in uno spazio enorme, senza fine, vuoto, buio e
freddo. Non avendo più un corpo, mi percepivo come una sorta di occhio che
tutto scorge, avevo infatti coscienza di tutto. Nulla mi sfuggiva, il passato,
il presente, il futuro, tutto era mio. Con uno sguardo potevo abbracciare ere
ed eoni. I secoli erano inezie.
Sentivo che il tempo, che non mi era mai appartenuto, era ora
indissolubilmente mio. Potevo rallentarne e accelerarne il corso a mio
piacimento e anche arrestarlo del tutto. Il tempo, semplicemente, non esisteva.
Ero un essere senziente, fatto solo di consapevolezza ed
energia. Non percepivo più il cordone che mi legava al corpo e cominciai a
sentirmi molto solo in quel vuoto senza dimensioni.
Solo più tardi mi sono accorto di non esser solo. Ho cominciato
a vedere intorno a me dei puntini luminescenti, prima pochi, poi sempre più
numerosi e lo spazio si è completamente riempito di queste luci tremolanti. Mi
sembrava d’essere in un campo stellare e mi avvedevo che ero diventato anch’io
un punto luminoso, una stella nel cielo.
E allora ho capito.
Ho intuito che c’erano altri esseri insieme a me, fatti solo
di luce, della stessa luce di cui ero composto anch’io. Eravamo frammenti di
luce che si riuniscono alla luce, frammenti del Se che ritorna al Se.
In quel momento, una voce ha sussurrato al mio orecchio e per
la prima volta nella mia vita, ho capito. Finalmente, è stato tutto molto
chiaro e luminoso. Un istante d’infinita chiarezza. E l’equivoco di fondo, che
siamo esseri distinti, separati, autonomi, che siamo atomi, è stato spazzato
via, strappato completamente, dalla verità.
“Noi siamo parte del tutto” sussurrava la voce “E torniamo al tutto”.
Dopo la rivelazione, ero appagato e soddisfatto e sarei
voluto restare per sempre in quell’abisso senza tempo. Ma ho cominciato a
sentirmi sempre più pesante e ho capito ch’era giunta l’ora di tornare. Ho
ritrovato il filo che mi legava al corpo e mi è bastato seguirlo. Man mano che
scendevo, si faceva sempre più robusto. Così sono precipitato sulla terra e
sono ripiombato nel mio corpo. Nello stesso istante ho aperto gli occhi.
Ho controllato l’orologio e mi sono accorto con sorpresa che
erano passati 40 minuti! Mi avevano detto che, di solito, la prima meditazione
non dura più di cinque, dieci minuti.
Al “risveglio” ho avuto freddo. Ho avuto
freddo per tutta la giornata e non sono riuscito a scaldarmi. Avevo sentito
dire che durante la meditazione la temperatura corporea si abbassa di qualche
grado ed è normale, quindi, provare freddo. Ma ero felice, appagato, con le
pupille dilatate e le endorfine al massimo. Vi giuro che è stato meglio del
sesso.
Ma la prossima volta mi porto una coperta.