mercoledì 6 gennaio 2016

Vademecum per la rinascita


 

Un riepilogo di tutto quanto ho studiato e digerito finora (e non è stato semplice) sulla reincarnazione, secondo le filosofie e le religioni orientali. E’ soltanto il punto di arrivo momentaneo, e per questa ragione, rozzo e approssimativo, del cammino spirituale di un occidentale materialista e anarchico come me:

1)      Siamo entità di puro spirito, filamenti, frammenti di essenza divina. Schegge di luce che si perdono nella notte, diceva Celine. Da sempre esistiamo e per sempre esisteremo. Tutto il resto è apparenza. “Tutte le cose sono vuote apparizioni, non sono nate, non sono distrutte, non sono macchiate, non sono pure. Non ci sono occhi né orecchi, naso, lingua, corpo, mente. Non ci sono forma né suono, odore, gusto, tatto, oggetti, né c'è un regno del vedere. Non vi è conoscenza, né ignoranza, né fine della conoscenza, né fine dell'ignoranza, e così via fino ad arrivare a né vecchiaia né morte, né estinzione di vecchiaia e morte; non c'è sofferenza, karma, estinzione, via; non c'è saggezza né realizzazione.” (Sutra del cuore).

2)      Siamo tuttavia obbligati a vivere molte vite, per apprendere e migliorarci fino a non dover mai più tornare su questa fredda terra.

3)      Attenzione però, tornare a vivere non è un premio, ma una condanna. Siamo costretti a tornare, gioire (poco) e soffrire (molto) ancora e ancora e ancora.

4)      Il ciclo continuo delle vite si chiama samsara, la liberazione dal ciclo di vita – morte – rinascita si chiama nirvana (vedi punto 16).

5)      Fra una vita e l’altra, secondo il Libro tibetano dei morti, non c’è una rinascita immediata, ma un tempo intermedio, una condizione che può durare anche centinaia d’anni, che si chiama bar-do (in antico sanscrito, isola in mezzo). Questa parentesi serve a meditare e riflettere sulla vita appena trascorsa, correggere gli errori e apprezzare le virtù, e sulle ceneri di quella, progettarne una nuova.

6)      La nuova vita non necessariamente è migliore della precedente. A volte per migliorarci siamo chiamati ad apprendere la sofferenza, siamo costretti a vite di stenti e di dolore. Ma niente paura, polvere siamo e polvere torneremo, non siamo perpetui, ma a tempo determinato. E’ l’impermanenza, nulla è permanente, niente dura per sempre. Niente.

7)      Vi sono vari livelli di esistenza, da quelli più bassi (minerale, vegetale, animale), a quelli più elevati (umano), fino a quello degli esseri (bodhisattva) a un passo del nirvana, che non debbono più sottostare al ciclo di nascita – morte - rinascita. E’ la ruota del divenire (phava chakra). Tutto gira, tutto scorre e si torna a nascere.

8)      L’anima (chiamiamola così per il momento) è come un buon vino, ha bisogno di migliaia di anni e di molte vite per affinarsi e accedere a un livello superiore di esistenza.

9)      Questo mondo è come una grande scuola, in cui apprendiamo e spesso, sbagliamo. Se abbiamo imparato la lezione, vivremo la prossima vita in maniera migliore o addirittura a un livello superiore, come essere promossi da una classe all’altra o accedere a istituti di istruzione superiore. Se, invece, non abbiamo appreso la lezione, verremo rimandati indietro a ripetere lo stesso livello o peggio ancora, verremo degradati a livelli più bassi di esistenza. In poche parole, verremo bocciati e costretti a ripetere l’anno.

10)   Ciò spiega perché nel mondo ci sono guerre, carestie, distruzione, odio, accanto a bontà, saggezza, altruismo, coraggio. E questo, dopo tanti anni, mi ha messo il cuore in pace. A me infatti non tornavano i conti quando m’interrogavo sulla profonda ingiustizia del mondo. Quando chiedevo: perché Dio tollera tutte queste nefandezze? Perché continuiamo a fregarci in mille modi, a odiarci, a farci amichevolmente saltare in aria l’un l’altro, senza che Lui alzi un dito? Mi è sempre stato risposto che Dio non s’intromette perché ci ha dato la libertà di decidere secondo coscienza. Ci ha donato il libero arbitrio. Si ma, replicavo io insistendo e molto, se è vero che siamo figli di Dio, un padre non interviene un attimo prima che i figli si facciano male sul serio? E poi, se Lui ci ha fatti a Sua immagine e somiglianza, o mi state raccontando una balla, e quindi non gli somigliamo affatto, oppure mi state dicendo la verità e quindi somigliamo a un Dio che devo cominciare a temere? A questa domanda, però, non ho ancora avuto risposta.

11)   I religiosi orientali considerano vivere la vita umana una promozione di per sé e ci consigliano di essere sempre felici per questo.

12)   Se c’incontriamo in questa vita, è perché non facciamo altro da millenni, magari scambiandoci i ruoli. Posso essere stato il padre di mio padre o il figlio di mio figlio in una vita precedente. Qualunque sia il ruolo, prima o poi ci ritroveremo. Perché possiamo decidere di vivere congiunti attraverso le vite e i secoli. L’immagine che mi viene in mente è quella di persone che si buttano insieme da un aeroplano col paracadute, un lancio collettivo per atterrare nella vita. Skydivers dell’infinito.

13)   Non ci sono giudici e tribunali per condannarci o assolverci dai peccati commessi in vita. Siamo noi i giudici di noi stessi, siamo soltanto noi a valutare e soppesare errori, nefandezze e buone azioni nel tempo di vita intermedia (bar-do) e, sta sempre noi a decidere di rinascere.

14)   Ciò che condiziona la rinascita è quella che io riconosco come una sorta di giustizia immanente, il karma. Ogni nostra più insignificante azione ha riflesso in tutto l’universo, e dopo averla compiuta, niente sarà più lo stesso, come quando si getta un sasso in uno stagno e da quel punto si allargano onde concentriche a perturbare la superficie dell’acqua.

15)   Nella condizione di bar-do il tempo non esiste. Ma di questo avevo già parlato nel mio post Del tempo e di altri miraggi. Il tempo non esiste, diceva Agostino d’Ippona (alias Sant’Agostino), è solo una dimensione dell’anima. Aggiungerò soltanto che, secondo molti filosofi e teologi, il tempo è un’illusione dettata dalla limitatezza del pensiero umano che è strutturato in forma lineare e sequenziale: dietro c’è il passato, ora il presente e davanti il futuro, e si progredisce in linea retta dal passato al presente e dal presente al futuro. L’acqua che tocchi de’ fiumi è l’ultima di quella che andò e la prima di quella che venne, è la geniale spiegazione di Leonardo da Vinci per farci comprendere il flusso del tempo. Ma se il tempo non esiste, se il tempo è soltanto un’illusione, vuol dire che fuori da questo mondo di artifici e raggiri tutto accade contemporaneamente in un eterno presente, non c’è prima, non c’è dopo, tutto accade qui e ora.

16)   Chi si eleva e progredisce nelle esistenze che mena, non è più costretto a rinascere e può raggiungere il nirvana, uno stato di grazia eterno, riunendosi alla sostanza divina di cui è composto. “…la mente non conosce ostacoli; dal momento che la mente non conosce ostacoli non si conosce la paura, si è oltre il pensiero illusorio, e si raggiunge il Nirvana” (Sutra del cuore). Anche gli ebrei antichi avevano qualcosa del genere e lo chiamavano pardish, paradiso.

17)   La punizione è, come a scuola, essere bocciati e dover ripetere l’anno. Un vero inferno, in realtà non esiste. A patto di non considerare un inferno le nostre vite.

18)   Vi sono stati degli esseri talmente saggi, giusti e puri da non essere mai nati, mai morti e mai vissuti, e dunque non hanno dovuto subire il supplizio della ruota (del divenire) e hanno avuto accesso diretto al nirvana. Essi sono stati, come dire, promossi sulla fiducia.

19)   La trasmigrazione delle anime è stata accettata da popoli molto diversi in epoche differenti. Anche nel Cattolicesimo la reincarnazione è stata ammessa per un certo tempo. Nel primo Concilio di Nicea del 325 dopo Cristo, ma soprattutto, nel secondo Concilio di Costantinopoli, tenutosi nel 553, si formò la dottrina ufficiale della Chiesa (1), che ha escluso categoricamente la reincarnazione e ammesso soltanto due vite: la vita terrena prima e quella eterna dopo. Ma Origene di Alessandria sosteneva che "Ogni anima...viene in questo mondo rafforzata dalle vittorie o indebolita dalle sconfitte della sua vita passata." E Sant’Agostino (2) scriveva: "Prima di quella vita, o Dio della mia gioia, io esistevo già in qualche altro luogo o altro corpo". Aggiungo Plotino: "L'attore che muore sulla scena cambia maschera e riappare in un'altra parte, non è morto davvero. Morire è cambiare corpo come gli attori cambiano maschera".
Avete capito tutto? Io sì. In altre parole, se vogliamo rinascere dobbiamo fare i cattivi. Io ho già cominciato.

Buona (ri)vita!

 

(1)   Sarebbe il caso di ricordare che con Costantino il cattolicesimo assurse al rango di religione di stato dell’impero romano, soppiantando il paganesimo. Il Concilio di Costantinopoli gettò le basi di una religione politica, come forma di controllo sociale ed, evidentemente, non si poteva più tollerare tra i fedeli l’idea della rinascita. Ci sarebbe stata quindi una sola vita da giocarsi per guadagnare l’inferno o il paradiso. E per far rigar dritta la gente non c’era minaccia peggiore o premio migliore di questi.

(2)   Confessioni, Agostino d’Ippona, scritto intorno al 400 dopo Cristo. L’opera, tra l’altro, è considerata uno dei massimi capolavori della letteratura cristiana.

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