martedì 7 maggio 2013

L'arte dei paradossi

In questi giorni di buio, incertezza, crisi economica e speculazione, sono attratto da una serie di paradossi mondiali, che scopro riflettendo sui nuovi assetti delle relazioni tra gli stati. La mia è una ricerca dai risultati casuali, che mi fa inciampare su scoperte banali, ma talmente banali, che non ci facciamo più caso. Ed è proprio questo l’aspetto più preoccupante, perché ci stiamo assuefacendo a situazioni, fatti e realtà, che diamo per scontate e inevitabili, anche se non lo sono e perchè, forse, fino a pochi anni fa non saremo stati così superficiali.
Cominciamo dal Paradosso n. 1.
Paradosso n. 1
Può un paese stalinista – leninista – marxista – maoista, o più semplicemente comunista, diventare leader dell’economia mondiale, potenza economica, impero delle esportazioni, dando vita ad un’economia di mercato selvaggia, che si fonda sullo sfruttamento dei lavoratori, costretti a una simil schiavitù in catene al posto di lavoro?
Si, è possibile, è accaduto e sta accadendo. La Cina, senza avere mai rinunciato al marxismo – leninismo – stalinismo - maoismo e tutti gli altri –ismi del caso, compresa la fantomatica rivoluzione culturale, con la dittatura del partito unico (quello comunista) e tutto ciò che ne consegue, come il bavaglio alle voci fuori dal coro (i dissidenti spariscono senza lasciare traccia) ed il livellamento coatto dei particolarismi etnici (il Tibet, in particolare) o religiosi (contro le popolazioni di religione cattolica o musulmana), ha creato quello che ha creato, cioè una nuova potenza mondiale, fondata sulle regole di mercato e sul semi-capitalismo. Già, sembrava impossibile, quasi i cinesi venissero da un altro pianeta, tanto erano culturalmente distanti, eppure è accaduto e sta accadendo, ma tutto a discapito dell’etica. Adesso l’Unione Europea s’appressa a riconoscere quella cinese come un’economia basata sul libero mercato, con la conseguenza di abbassare i dazi sulle importazioni e far fare alla ruggente tigre cinese un altro poderoso balzo in avanti, affinchè si invogli la Cina a comprarsi larghe fette del debito sovrano.
Paradosso n. 2
Conseguenza del Paradosso n. 1, è la creazione di una quantità enorme di liquidità, una cifra che non conosco esattamente, ma che immagino come una montagna di denaro, subito reimpiegabile nei circuiti economici mondiali. E cosa finanzierà a breve questo enorme flusso di denaro? I bond europei, i fondi salva Stati e tutti quegli altri strumenti messi in campo dall’Unione europea per superare il periodo di crisi nera, acquistando obbligazioni del debito sovrano dei paesi europei e salvandoli dal default, altrimenti, come in un perverso e tragico domino, cascherebbero coinvolgendo tutti gli altri in una spirale profonda verso il baratro.
Ma allora, se la Cina acquista obbligazioni europee e mette denaro nel fondo salva stati, vuol dire che acquista quote di obbligazioni del debito sovrano di Stati messi male in arnese, o di banche da ricapitalizzare. Ma se chi acquista diventa padrone, la Cina allungherà le mani (insanguinate, non dimentichiamolo mai!) su buona parte delle obbligazioni greche, spagnole o italiane, s’impadronirà di banche francesi, portoghesi e irlandesi. Se a questo aggiungiamo che anche gli Stati Uniti stanno subendo lo stesso trattamento, perché a parte l’India e il Brasile, membri del BRIC (ma su scala molto più ridotta), chi ha liquidità e quindi, potenza tra le mani è solo la Repubblica popolare cinese, significa che questa si sta mettendo in tasca il mondo intero, potendo condizionare ed orientare le scelte di molti governi del mondo, condizionandoli all’erogazione del prestito.       
Paradosso n. 3
Conseguenza dei Paradossi nn. 1 e 2 è che il comunismo, che alla fine degli anni ottanta del secolo scorso si dava tranquillamente per defunto, ha battuto il capitalismo, ora agonizzante, con le sue stesse armi (la speculazione e lo sfruttamento dei lavoratori) e nel suo stesso campo (il libero mercato). Come vogliam chiamarlo, Capimunismo, o meglio Comunconsumismo?
Conclusione
Chi persegue i principi morali dell’etica e del diritto, fondati sulla legge finirà sempre per soccombere se non ha il potere economico, mentre chi ha il potere economico, anche se non ha a riferimento tali principi, governerà sul mondo.
Io ho sempre sbagliato, perché ho ritenuto che i principi dell’etica, della giustizia e del diritto, codificati in legge, prevalessero sempre su quelli dell’economia e la indirizzassero e governassero. Infatti, fino a cinque, sei anni fa, credevo che padroni del mondo sarebbero diventati gli islamici, gli unici a credere ancora e con forza ai principi morali e religiosi (anche se a volte estremizzati), con forza talmente grande da essere capaci di dare la vita e di toglierla. Aveva proprio ragione un mio amico, che, sempre in quel periodo, senza avere dalla sua studi di economia o di diritto, aveva previsto il dominio cinese sul mondo intero, sulla sola base del suo insigne pragmatismo.

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