sabato 13 febbraio 2016

Racconti carnivori


Una manciata di storie carine e assurde, non esattamente slegate l'una dall'altra. È la raccolta Racconti carnivori, di Bernard Quiriny, giovane narratore di lingua francese ma non francese, belga. E' vero, anche Bruxelles ha la Seine, come Parigi ha la Senne, ma decisamente non è la Città della Luce, la separa da questa non soltanto quella i in più e quella enne in meno nel nome del suo fiume luminoso, ma altro ancora (1).

Non è sicuro che la storia del mondo sia una storia di grandi imprese, è forse soltanto la storia della noia” fa dire il nostro Bernard a un filosofo di cui non rivela il nome e che non sono riuscito a trovare da nessuna parte (il mio dubbio è che sia frutto d'invenzione, sia la citazione che il suo autore). I suoi racconti cercano di increspare la piatta superficie della noia quotidiana. E ci riescono. Rivelano il mondo da punti di vista inusitati, perversi e politicamente scorretti. Più che la Storia della Noia, oserei affermare che Quiriny ha riscritto la Storia della Rivelazione.

I suoi sono racconti più di testa, che di cuore. La sua poetica metafisica cola copiosa dalle righe, trascende la realtà e si fa più oggettiva, veritiera e credibile, della realtà stessa. Bernard Quiriny ha il piglio narrativo e gli argomenti di Buzzati e le concatenazioni narrative di un Borges altamente qualificato, come quello di Aleph. Ma anche qualità che i due non hanno. E' la soda caustica di alcune frasi “...mi fa pensare a certe femmine di ragno ingrate che, dopo che un maschio le ha lavorate, si rigirano contro di lui per mangiarlo.” (Racconto carnivoro). E ancora, “Cinque volte a messa e due volte a puttane”, la settimana tipica di un cattolico (Il taccuino). E il tuffo nell'orgiastico-dionisiaco di Una bevuta per sempre, che inizia come una spy-story delle migliori tradizioni e si tramuta in una colossale bisboccia, al termine della quale si resta ubriachi per sempre. Colpa, o merito, di un liquore il cui solo nome suscita il più profondo silenzio. “Zveck è definitivo. Tu resti dall'altra parte.

Se la letteratura è l'arte della (re)invenzione, a Quiriny va il merito di aver (re)inventato la donna-mito, la sua eterna scomparsa e il suo eterno ritorno. Dopo di lei, ecco la donna che si spoglia letteralmente sbucciandola come un'arancia (Sanguigna) e la donna da leggere come un libro tatuato sulla sua pelle (Straordinario Pierre Gould). Una geniale intuizione per riportare il pubblico alla lettura.



(1) Perdonatemi, non ce l'ho con il Belgio, patria di raffinati e prolifici scrittori come Maigret. Stavo soltanto trastullandomi con le Amoenitates belgicae di Baudelaire. Sentite questa e poi non vi disturbo più, né con il Belgio né con Baudelaire. “...un ruscello così limpido e verde che dà voglia ai malati di finirvi la loro triste vita. Perchè a parlar chiaro, in questa Seine, calano in massa cose indescrivibili. E' soltanto merda che galleggia.

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