venerdì 21 novembre 2014

Il poeta con picco e pala


 

Pascal D’Angelo, nome d’arte di Pasquale D’Angelo, nato a Introdacqua (AQ), emigrò negli Stati Uniti a sedici anni, da analfabeta, menando una vita durissima per cantieri edili, fabbriche, ferrovie e dovunque vi fosse da lavorare. In America non solo imparò a leggere e scrivere, ma si affermò anche come poeta.

Ecco il racconto straziante del suo addio all’Italia e allo stesso tempo della scoperta del treno e della velocità e infine, del mare, che avrebbe attraversato, da una sponda all’altra, da un continente all’altro.

Sentii il fragore del treno – né muli né cavalli a trascinarlo – quindi la stretta di mio padre che m’incitava a salire in carrozza. L’ultimo bacio di mia madre. Il resto sparì tra la nebbia delle mie lacrime. Stavamo andando verso l’ignoto. Il frastuono della prima galleria e quelle luminose macchie improvvise mi fecero trasalire dallo spavento, e smisi di piangere. Quindi sfrecciammo fuori. Il mondo là attorno sembrava una grande giostra. Colline e montagne ci venivano incontro all’impazzata, si dilatavano, poi si sgonfiavano; le case ci scivolavano accanto: prima bianche, quindi svanivano nuovamente in una verde macchia indistinta. Infine, ci fu uno scenario mozzafiato. Eravamo appena usciti da una galleria ad incredibile altitudine, lanciati a tutta velocità verso la pianura campana. Un abbagliante luccichio dilagava tutto intorno e andava a perdersi ai confini del mondo. Sulle prime ebbi paura. Poi pensai: ‘Il mare! Quella dev’essere la cosa che chiamano mare!’

                                                                                              (Son of Italy)

Quante emozioni deve avere portato quel giorno che lo strappò alla sua terra nel suo cuore di fanciullo: la paura dell’ignoto, mentre tremante di freddo e insonnolito, si separava per sempre da sua madre, un’altra paura, stavolta per l’apparire di un mostro metallico che ruggiva e sbuffava vapore: il treno che lo portava a Napoli, dove lo aspettava il piroscafo per il Nuovo Mondo e, infine, la scoperta del mare, quel luccichio ammaliante che dilagava tutto intorno e che non aveva mai visto.

Non rivide mai più l’Italia e i monti dell’Abruzzo, nè ebbe più le carezze e i baci di sua madre. Mori a soli trentotto anni per una banale occlusione intestinale. Se ne andò così, con la banalità e la noncuranza dei suoi giovani anni, quasi tutti spesi nel Nuovo Mondo, the pick and shovel poet, il poeta con picco e pala.

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