giovedì 19 giugno 2014

Svanire in un soffio di vento


 

Alla fioca luce di questa lampada, il mondo appare così com’è, come dovrebbe essere; l’ombra della matita segna una traccia obliqua nel mezzo del foglio, una rotta verso le profondità nascoste del mio cuore. A quest’ora di notte, ogni cosa può accadere, perfino il fatto che io scriva, finalmente, qualcosa di decente, che la più bella delle donne venga a strofinarsi il vello sul mio tavolo, o che io muoia.

Sento aria di partenza, il vento sta cambiando.

Vorrei stasera una piccola nave per solcare le acque nere, placide, sotto un velo trapuntato di stelle e un’isola sperduta, confusa tra il nero del cielo e il nero del mare. E una donna in attesa sulla spiaggia, i piedi lambiti dai flutti e i lunghi capelli tremolanti nella brezza. E il caldo rifugio del suo cuore tutto per me.

Ma Penelope dorme, all’ombra della sua tela. E i suoi occhi sognano danze sconosciute.

Vorrei svanire in un soffio di vento, svoltando l’angolo di una vita intera. E attraversare il mare all’infinito, onda dopo onda, ruggito dopo ruggito e mai arrivare a lei. E accontentarmi del gusto sapido dell’attesa, della promessa del vento tra i suoi capelli, che sussurra: “Finalmente sei qui”.

Ma il mio nome risuona nella rada silenziosa, incorporeo ed etereo, un pallido fantasma, effimero come un fuoco fatuo che appare e scompare nella notte.

“Non piangere ora” aliterei al suo orecchio “Non piangere mai più”

Si agita nel sonno, sussurra frasi incomprensibili.

Io sono il vento fra i suoi capelli, io sono il mare che bagna i suoi piedi.

Moriremo insieme sul finire dell’estate, i nostri corpi cadranno in un mare d’erba e di fiori, essi troveranno tralci e pampini per sudario, riposeremo nel ventre profondo del mare e canteremo per sempre la stessa canzone.

COPYRIGHT 2014 ANGELO MEDICI

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