mercoledì 24 aprile 2013

Ezra Pound economista?




Strano, ma vero. Ecco alcune delle sue teorie in campo economico.
Il denaro non è una merce, ma una convenzione sociale.
Il lavoro non è una merce, ma il fondamento della ricchezza.
Di conseguenza, il modo più logico ed equo per distribuire ricchezza è distribuire lavoro.
Lo Stato si finanzia con il prelievo sulla moneta circolante ed emettendo moneta, non è quindi necessario che si indebiti con le proprie banche o con quelle di altri Stati.
Ma Pound elaborava la sua dottrina economica negli anni ’30 del ventesimo secolo. Cerchiamo di trasportare le sue teorie al giorno d’oggi.
Oggi il mondo reale è sempre più dipendente dalla finanza e per finanza io intendo speculazione. Il lavoro e tutta l’economia che si basa sul lavoro dipendono strettamente dalle decisioni di pochi daneistocrati, come già all’epoca li definiva Pound, che collegandosi al web e premendo pochi tasti, sono in grado di condizionare l’economia dei sistemi economici e a volte di interi Paesi. O peggio ancora, dalle agenzie di rating che possono attribuire insindacabilmente a destra e manca lettere dell’alfabeto e segni aritmetici con la facilità con cui si darebbe il voto ad un alunno, senza contare che con questi giudizi possono affossare la credibilità di una Nazione e di conseguenza di un Popolo intero. Senza considerare che i valori fondamentali, come la cultura, l’arte, la bellezza, la libertà, la felicità non si possono misurare in termini di prodotto interno lordo. Per fortuna, aggiungo.
Ma se è già nella speculazione e nel conseguente impiego del denaro che è insito il carattere di ingiustizia, è proprio dalla moneta che bisogna ripartire.
Pound proponeva di tassare il valore della moneta circolante di un centesimo al mese. In tal modo si otterrebbe:
-          Che lo Stato si finanzia con il 12% all’anno del valore della moneta circolante,  eliminando in tal modo anche l’evasione fiscale, perché la ritenuta sarebbe alla fonte;
-          Che il potere delle banche verrebbe ridotto ed il loro ruolo ridimensionato a quello di meri finanziatori. Le banche sarebbero indotte infatti a prestare denaro e non a rinchiuderlo nelle casseforti, altrimenti se lo mangerebbe lo Stato in tasse nel  volgere di neppure sei anni;
-          Che si tenderebbe a spendere di più per pagare il meno possibile le imposte sulla moneta posseduta allo Stato e di conseguenza, si determinerebbe un aumento della domanda e di conseguenza dell’offerta di beni e servizi e una rapida circolazione del denaro, che è sempre indice di salute dell’economia di un Paese.
Sorprendente, ma queste sono le teorie economiche di Ezra Pound, formulate negli anni ’30. Se qualcuno le avesse concretamente applicate, forse oggi avremo il lavoro al centro dell’economia, non come una merce, ma come lo strumento per distribuire ricchezza e per riequilibrare le differenze sociali, mentre la speculazione verrebbe ridimensionata a un fenomeno episodico ed eccezionale, o forse addirittura inesistente, il denaro sarebbe quello che davvero deve essere, cioè solo una convenzione ed infine, le banche perderebbero il loro ruolo attivo nella speculazione e la finanza sarebbe molto più etica di quanto lo è oggi, che è vicina a zero.

Ma io non sono un economista, né lo era Pound. Quindi è meglio che torniamo a dedicarci, io alla prosa e lui alla poesia, come del resto mi risulta che abbia fatto.
Anche se un dubbio mi viene. Forse l’insuccesso delle sue teorie economiche risiede proprio nel fatto che probabilmente…………………avrebbero funzionato davvero, eliminando la speculazione finanziaria, lo strapotere delle banche e riposizionando il lavoro al centro dell’economia.
E tutto questo le banche e i banchieri proprio non potevano permetterlo!

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