domenica 20 novembre 2016

Hotel Vasteland e Racconti carnivori. Affinità e coincidenze



Ho trovato strane reminiscenze del mio romanzo in Racconti carnivori di Bernard Quiriny. L'opera è stata pubblicata nel 2008, ma l'ho letta solo otto anni dopo, indotto ad acquistarla da un bell'articolo sulla terza pagina del Corriere della Sera. Abbiamo ancora bravi giornalisti in Italia.

La densità di scrittura mi ha ricordato un po' Buzzati, anche nei titoli, ma il piglio narrativo e la struttura della raccolta mi conducono dritto dritto a Borges e al suo Aleph.

Ero agitato all'idea di camminare a fianco di una tale bellezza...

...vuole continuare la passeggiata con me?

...al suo braccio avevo l'impressione di scoprire strade e piazze che pure conoscevo a memoria.

Sono brevi frasi tratte da Sanguigna, il racconto che apre la serie delle storie sarcofaghe. Alcune di esse richiamano stranamente le circostanze dell'incontro fra Heinrich e Josefine. Aggiungerei anche: “il magnetismo dei suoi occhi era sbalorditivo”. Ciò che colpisce Heinrich è però una sorta di fascinazione al contrario, un horror vacui, l'insana attrazione per gli abissi. E dunque, la vacuità dello sguardo della donna misteriosa, le insondabili profondità dei suoi occhi (1), sono per lui come la fiammella della candela per la falena.

Egli ha quasi paura di lei e del suo sguardo, senza sapere perchè, o forse intuendolo appena e subito dimenticandolo, momentaneamente felice che gli sia stato concesso il privilegio di passeggiare accanto a una donna di così rara bellezza. E proseguendo la passeggiata con lei, ha la sensazione che la città della sua nascita sia per lui irriconoscibile e misteriosa.

Ma la spiegazione è molto più prosaica. Colonia, le sue piazze e le sue strade, i profili familiari, sono stati sventrati da crudeli bombardamenti.

Come il protagonista di Sanguigna, Dammerschlaft parla molto - parla, parla, ma quanto parla! - mentre la sua controparte femminile è quasi muta. E tuttavia, l'incontro le è fatale: è colpita e affondata dalla sua capacità narrativa, la dote dell'affabulatore, del contastorie e dello scrittore. La storia del naufragio fa naufragare anche lei, fra le braccia dell'ufficiale tedesco.

Ancora, nel racconto di Quiriny, la donna mito alla fine scompare e torna a essere irraggiungibile. L'inafferrabilità, l'incomprensibilità, l'asimmetria della bellezza, oltre che nel romanzo, riecheggia anche nel mio Racconto dell'alba. E infine, la sua sparizione, provocata – o causata - dal protagonista, si ritrova in entrambi (sia in Hotel Vasteland, che in Racconto dell'alba).

Ma passiamo al secondo racconto della raccolta carnivora, Il vescovado d'Argentina. La storia è intessuta intorno al tema del doppio, altro territorio esplorato in Hotel Vasteland, o per meglio dire, che resta inesplorato anche dopo Hotel Vasteland.

Il motivo del doppio si riflette poi negli specchi di Miscugli amorosi. Ed è superfluo riferirsi al mio romanzo, che vive proprio sui riflessi degli specchi.

Per tacere della perdita della memoria (Tristi racconti di Eicher, in Cronache musicali d'Europa e dintorni) e della crisi d'identità ancora in Miscugli amorosi, “...si osservava le mani come se avesse il dubbio che non fossero le sue”.



(1) Ricordate Modigliani che dipingeva le sue donne senza occhi? E si giustificava: “Quando conoscerò la tua anima, dipingerò i tuoi occhi”.


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