sabato 27 dicembre 2014

Un approccio al manicheismo dei nostri tempi


 

Vogliono farci credere che il mondo sia diviso in due parti, che la vita si declini sempre e solo in due categorie: bianco – nero, buono – cattivo, giusto – sbagliato, bello – brutto, destra – sinistra, nord – sud. Non credo proprio. Io credo nei colori e non nella monotona sequenza del bianco e del nero, due colori tristi e anonimi, dei quali il primo respinge la luce e il secondo l’assorbe tutta e che, fusi insieme le sottraggono l’ancor più monotono grigio.

Allora, perché limitarci a vedere il mondo come attraverso un vecchio televisore in bianco e nero, quando l’universo è un’esplosione di colori, sfumature, tonalità, gradazioni, nuances, insomma milioni di milioni di possibili alternative?

E’ troppo semplicistico, infantile, oserei dire, classificare e ridurre la vita, il mondo e le persone in maniera così netta: o di qua, o di là, o con noi, o contro di noi. E questo vale in tutti i campi, in politica, nel pensiero comune, nello sport. Ad esempio, anche Facebook è molto manichea: o clicchiamo su “Mi piace”, oppure su “Non mi piace”, anche se si può sempre cambiare idea sbaffando “Non mi piace più”. E meno male, però manca un simbolo da cliccare per l’astensione, per evidenziare i distinguo, per articolare le diverse posizioni e attenuare la nettezza delle risposte. Si mi piace, ma…

Io credo che chi sta male senza catalogare e classificare, in fondo, abbia una profonda paura della molteplicità, della diversità, dell’alternativa e cerchi di rifugiarsi in più rassicuranti e predefinite categorie contrapposte. Queste persone che si rifugiano nel settarismo sono, in realtà pavide e insicure. Sono spaventate, temono il mondo, sono terrorizzate dalla vita. Ma io credo che la nostra paura più profonda non sia quella di essere inadeguati. La nostra paura più profonda è di essere potenti oltre ogni limite. E’ la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più.

Ne conosco tanti di questi individui, n’è pieno il mondo di questi personaggi che, animati in cuor loro dalle migliori intenzioni, brucerebbero chi sta dall’altra parte: i neri, i cattivi, gli omosessuali, i meridionali. Appiccherebbero il fuoco al brutto e ripulirebbero il mondo dalle nequizie che, guarda caso, stanno sempre e solo dall’altra parte. E, seduti dalla parte della ragione c’è sempre un’immensa folla, invece, dalla parte del torto non c’è mai nessuno. Ma, delle migliori intenzioni, si sa, è lastricata la via per l’inferno ed essi ignorano che dentro la bellezza c’è sempre un po’ di bruttezza, che in fondo alla giustizia c’è sempre un pizzico d’ingiustizia e che anche nelle profondità oscure dei malvagi, degli empi e degli assassini può risplendere una minuscola goccia di bontà.

Non è possibile distinguere il grano dal loglio, non si può fare di tutta l’erba un fascio. Ad appiccare il fuoco si corre il rischio di bruciare tutto. E’ un grande pericolo applicare alla realtà i massimi sistemi, che non consentono deviazioni, che non tollerano eccezioni alla regola della politica, della religione, della morale. Ecco allora che il manicheismo diventa dogmatismo, settarismo e fanatismo, una brutta serie di –ismi, che sono decisamente pericolosi e da rifuggire.

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