venerdì 14 febbraio 2014

Teoria e pratica del collettivismo oligarchico


 

Oggi voglio parlare di un libro. Tanto per cambiare, penserà qualcuno di voi, dotato di cospicuo senso dell’ironia. Il libro di oggi si intitola La teoria e la pratica del collettivismo oligarchico e l’ha scritto Emmanuel Goldstein. Credo che ai più questo nome non dica niente, ma andiamo avanti. E’ stato scritto poco dopo la seconda guerra mondiale, nel 1948 ed è un’analisi lucida e spietata del mondo che sarebbe stato, da quell’epoca agli anni a venire. Le osservazioni che vi sono contenute sono sinistramente premonitrici, poichè l’autore ha immaginato, più di cinquant’anni prima, un mondo che somiglia sinistramente al nostro del duemila. Facoltà precognitive o più semplicemente l’incubo partorito da un’intelligenza raffinata? Propendo per la seconda ipotesi. 

Ma la particolarità dell’opera risiede anche nel fatto che è un libro scritto nel libro di qualcun altro. Mi rendo conto, tuttavia, che sto parlando per arcani ed enigmi ed è giunto il momento di svelare il mistero. Il libro nel quale è contenuto La teoria e la pratica del collettivismo oligarchico è 1984, alias Il grande fratello, di George Orwell ed è l’opera del tutto immaginaria, composta dall’ideologo della fantomatica Fratellanza, un’organizzazione antagonista al sistema totalitario che Orwell immagina essersi instaurato negli anni ’80 del secolo scorso. Si tratta, naturalmente, di un eccellente artificio narrativo, che occupa la parte centrale del romanzo e che funge da coscienza critica del protagonista e che, al tempo stesso, conferisce un substrato di verosimiglianza all’intera narrazione. Con un unico appunto. George Orwell è scrittore dalla prosa semplice e scorrevole, tuttavia, la traduzione che io ho letto, di Gabriele Baldini, risente di certi arcaicismi della lingua italiana e credo, non so se a torto o con ragione, che sia stata la prima edizione in italiano dell’opera, nei primi anni cinquanta.

Tuttavia, il reale motivo del post non era un’analisi storico – critica dell’opera di Orwell, che sicuramente s’inserisce nella tradizione distopica inglese, tra Wells e Huxley (ai quali mi sia consentito aggiungere il recente Ishiguro di Non lasciarmi e anche l’opera di Philip Dick, che, però, era americano), bensì, quello di esprimere meraviglia e stupore nell’evidenziare alcuni passaggi molto forti, nella loro lucidità predittiva.

Il potere restava appannaggio di una piccola casta privilegiata”, ma la massa “non avrebbe tardato prima o poi a capire che la minoranza privilegiata non aveva alcuna reale funzione e avrebbe fatto in modo di scalzarla”.

Letto bene? La casta privilegiata non ha alcuna reale funzione e la massa non avrebbe tardato a capirlo. E qual è la casta privilegiata anche oggi? Tendo le orecchie, ma non ve n’è il bisogno, sento nitidamente urlare le vostre bocche giustamente indignate. I politici! Naturalmente! I politici non hanno alcuna reale funzione, se no quella di perpetuare sé stessi per conservare all’infinito i privilegi di casta, a discapito di tutto e tutti.

Ma non è finita.

Né era soluzione soddisfacente quella di tenere le masse in stato di povertà col ridurre la produzione dei beni… grandi strati di popolazione furono tenuti lontano dal lavoro e mantenuti malamente in vita dalla carità dello Stato”.

E questo sembra storia recente, la cronaca quotidiana di questi anni di crisi economica e sociale. Una crisi, forse, scatenata ad arte per ridurci in schiavitù e acquisire il controllo mondiale, attraverso la riduzione della produzione dei beni, creando eserciti di disoccupati da tenere soggiogati con sussidi di disoccupazione graziosamente elargiti dagli Stati? E perché? Per spiegarlo, bastano un sostantivo e un aggettivo:

POTERE ASSOLUTO!

Sto esagerando? Io non credo. Non voglio essere profetico e spero tanto di sbagliarmi, ma sono convinto che la crisi non finirà mai. Anzi s’incancrenirà, divorerà le membra e le coscienze sociali e si trasformerà in una sorta di stato di guerra perenne. A quel punto non potremo fare altro che chinare il capo davanti al leader del pensiero unico. Guardatevi in giro, ci sono certi movimenti “politici”, che definire populisti è eufemistico, i quali non ammettono repliche e critiche e non tollerano la libertà di stampa, soprattutto quando esprime le idee altrui. Attenzione, forse il leader del pensiero unico è già arrivato.

Non è ancora abbastanza? Bene, eccovi serviti.

I beni dovevano essere prodotti, ma non dovevano essere distribuiti.” Appunto, proprio quello che accade oggi.

Ma come?

Ed in pratica, l’unico modo per raggiungere quel risultato era di mantenersi perpetuamente in guerra.

E ancora.

“L’atto essenziale della guerra non consisteva tanto nella distruzione di vite umane quanto nella distruzione dei prodotti del lavoro umano.

La guerra non serve solo ai mercanti di armi per vendere i loro strumenti di morte, ma anche a distruggere i beni, la ricchezza e, attraverso queste, la felicità degli individui. Dove non arriva la crisi economica, arriva la guerra.

Ecco, ora mettete insieme tutti questi elementi e abbiamo un mondo dove tutti spiano tutti, gli amici più dei nemici, perché è necessario scoprire, contro la sua volontà, quello che ogni essere umano pensa, perché è necessario “estinguere, una volta per tutte, ogni possibilità di pensiero indipendente” e il gioco è fatto.

Questo è il Grande Fratello. Ci siamo arrivati.

LA GUERRA E’ PACE

LA LIBERTA’ E’ SCHIAVITU’

L’IGNORANZA E’ FORZA

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