venerdì 15 luglio 2016

Monologo instabile


Non era mai stato così emotivamente instabile.

A volte aveva la sensazione di aver toccato il fondo, altre di essere condannato a precipitare per sempre in un pozzo senza fondo. Ogni approccio di dialogo, ogni tentativo di gettare una testa di ponte dall'altra parte finiva in fraintendimenti e barricate, muri su muri di dolore, solitudine e disperazione. Era devastato dal desiderio, che gli macerava il corpo e l'anima in una piaga ripugnante.

Non coltivava nemmeno più il passatempo della speranza, infida e perversa, o l'hobby dell'attesa di una puntuale, nuova delusione. No future era diventato un ideogramma, il suo preferito. L'aveva ben stampato nei suoi circuiti neuronali e per sua causa aveva smesso da tempo di sorprendersi, con sincera meraviglia e convinto stupore, delle sue alterazioni comportamentali.

Odiava il modo in cui era fatto, quel suo modo patetico e disperato di sopravvivere un giorno dopo l'altro. Disprezzava sé stesso, la sua vita e quella degli altri. Non aveva fatto altro, in tutta la sua esistenza, che decidere quale errore commettere.

Un compromesso fra Chaos e Cosmòs non sarebbe stato realizzabile e mai si sarebbe realizzato. Ma di questo si convinse quando già era troppo tardi. Ogni possibilità era negata in partenza, ogni intreccio minato da cariche esplosive di egoismo. Il resto fu rivelato.

E il suo sguardo divenne gelido.

Ma era giunto il tempo di guardare altrove, possibilmente senza spezzarsi il cuore, con l'unica certezza che sarebbe stato, come sempre, tutto a sue spese.

Come fare? Un colpo secco e atroce, o era forse preferibile un lento deperire nel silenzio?

Avrebbe coperto le ombre della sua solitudine, con un ombra più grande che pesava quanto il suo cuore, cercato un sentiero ancora vergine di passi e quando l'avrebbe trovato, si sarebbe preoccupato di nascondere accuratamente le sue tracce per evitare che qualcuno lo seguisse.

Il giorno si sta accecando, da qualche parte il cielo è forato e perde luce. Presto scenderà la sera, arriverà su un cocchio trainato da neri incubi. Lo condurrà una donna, bellissima, dal volto soave come una madonna, e impugnerà la pistola.

Sarà la fine.

E avrà i suoi occhi.

COPYRIGHT 2005 ANGELO MEDICI

Tutti i diritti riservati

Riproduzione vietata


Nessun commento:

Posta un commento